La grande bellezza
La bellezza cristallizza l’eternità: la avvolge come resina e la rende immortale, inscalfibile dall’erosione del tempo. Se solo potessimo sempre riconoscere la bellezza quando ce l’abbiamo davanti. Invece ci ritroviamo a guardare indietro a un attimo qualsiasi e solo dopo riconoscerlo come un momento felice, uno di quelli che restano eterni. Sono pochissimi quei momenti che riescono a scampare alla maledizione del non saper riconoscere e si palesano in tutta la loro intensità. È in quel secondo che la dimensione interiore si allinea con quella esteriore e tutto sembra esattamente come e dove deve essere. Quando penso alla bellezza mi porto sempre dietro un inspiegabile senso di malinconia, una nostalgia dolce che trasforma le mie polaroid in datate foto in bianco e nero.
La bellezza non ha bisogno di esercizi, ma noi sì. Abbiamo bisogno di allenare gli occhi, le orecchie, la bocca e tutti i sensi a questa luce che sconquassa, trafigge, accarezza. Della bellezza mi piace l’incapacità che ha di essere definita: parliamo di una bellezza nel dolore, nelle rovine, una bellezza inaspettata. Questa donna non vuole essere solo definita dai momenti felici, dalla meraviglia, vuole essere ovunque. È la corda di un violoncello che aspetta di essere sfiorata per vibrare, esistere, trasportare il suono all’orecchio che vuole ascoltare. È la spiga di grano dorata che non oppone resistenza al vento che la piega insieme a tutto il campo. È l’ultima scena del film prima dei titoli di coda, quando non siamo ancora pronti a ritornare alla realtà e prolunghiamo il buio del cinema, il silenzio degli spettatori un attimo prima che si alzino dai loro posti lasciando le sedie pieghevoli inermi e piene di resti di popcorn. È la partenza di chi sogna già il ritorno in un susseguirsi di conti alla rovescia, attese gravide di aspettative.
Ma più di ogni cosa, la bellezza sa di essere vestita con dignità. Non ha bisogno di merletti sfarzosi e intricati disegni, vuole solo essere pulita. Mi riempio gli occhi con questa immagine perfetta e guardo questa donna con qualche ruga accompagnare una sposa all’altare, una donna in sala parto, un figlio tra le braccia del padre, un musicista e il suo strumento.
Quanta bellezza per chi sa vedere. Quanto spreco per chi non vuole nemmeno guardare.