L’uccello in mano
Già rido pensando a quanti, tra i miei amici, si fionderanno a leggermi questa volta!
Rosaria nescìu paccia!
Chiaramente il titolo non ha niente a che fare con quello che la maggior parte dei lettori potrebbe immaginare, ma mi piace pensare di aver strappato un sorriso sufficiente a dire
Vabbè vediamo cosa vuole raccontare!
Nient’altro che un fatto semplice, banale, ma che mi ha fatto sentire la Wonder Woman dei poveri per almeno una mezza giornata (beh, ripensandoci, mi ci sento ancora adesso), e al di là della leggerezza dell’evento in questione e delle mie parole, mi ha fatto riflettere tanto.
Ero appena uscita da casa per andare al lavoro, (precisazione importante per far capire che ero di fretta poiché, come al solito, in ritardo), e avevo svoltato l’angolo con la mia macchina. Andavo forse a venti all’ora ma ho frenato di botta perché stava accadendo qualcosa e non capivo cosa: un gruppetto di tre o quattro uccelli sembrava volesse suicidarsi sotto la mia vettura… no! Non stavano andando sotto la mia ma dietro quella parcheggiata sulla strada… nemmeno! Stavano attaccando il cane antipatico della vicina (quello a metà tra un topo e una marmotta che da dieci anni mi abbaia tutte le volte che passo davanti)! Aguzzo la mia vista da miopeastigmaticaeforseancheunpoipermetrope e finalmente capisco: il cane aveva in bocca un uccellino e il piccolo stormo cercava di salvarlo.
Oooooooouuuuuuuuuuuu! Ma che fai? Nooooo!
Il mio urlo da gigante spaventa tutti i piccoli protagonisti: il cane molla la presa, l’uccellino, libero ma malconcio, si nasconde dietro un vaso, i più grandi si disperdono in volo ma continuano a cinguettare qualcosa. Fisso il cane, che mi fissa a sua volta dicendomi coi suoi occhi Ma chi cazzo ti credi di essere? Nel mio paese si usa dire una frase che esprime ancora meglio la sua espressione: mi ha fatto faccia!
Gli sguardi sono da inquadratura alla Sergio Leone, per intenderci.
Eh no! Col cazzo che aspetti che me ne vada!
Lascio la macchina in moto e scendo come una pazza rimproverando tanto forte il cane che la padrona, con la quale ho una confidenza che si ferma al Buongiorno e Buonasera, che si trovava a casa di un’altra vicina, si affaccia e chiede
Ma che ti ha fatto? Ti ha morso?
Io urlando ancora più forte
Si vuole mangiare il piccolo!
Nel frattempo mi ero avvicinata al vaso: l’uccellino era dietro e il cane cercava in tutti i modi di prenderlo.
Ma non l’hai capito che te ne devi andare?
Avevo raggiunto la distanza tale per cui i cani di piccola taglia, specie se li guardi negli occhi, non abbaiano più e aspettano che ti allontani di nuovo, dandogli le spalle, per riprendere a fare i coraggiosi. Ora, c’è da precisare che io mi spavento di tante cose, oltre a provare un po’ di disgusto in certe situazioni, eppure avrò esitato al massimo un secondo e, allungando la mano, ho preso l’uccellino per trarlo in salvo da quelle che per lui sarebbero state sicure fauci di morte. Lì è avvenuta una cosa strana: l’uccellino non tremava!
il cane aveva in bocca un uccellino e il piccolo stormo cercava di salvarlo
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