Il Blumunn non deve chiudere
Il Blumunn non deve chiudere. Sarà iniziato da venti minuti lo spettacolo, luci soffuse nel buio del Bosco di Capodimonte, quando si fa strada nella mente degli spettatori questo pensiero. Il Blumunn non dovrebbe, anzi non deve chiudere.
Perché Susy (Marina Confalone) ce ne fa rivivere i momenti di massimo splendore, quando al Blumunn si cantava, si rideva, si suonava, si ballava. E anche perché non c’è maggiore sconfitta del rinunciare ai propri sogni, e questo traspare da ogni gesto, da ogni parola di Malachia (Giovanni Scotti).
C’è molto spazio per l’introspezione in Blumunn
Ed è proprio nel contrasto, nel gioco di forza tra la perserveranza e il senso pratico, e nei loro tipici eccessi, quando la prima si fa ostinazione, e l’altra rassegnazione, che si spende il senso dell’intera drammaturgia.
Una rappresentazione che lascia una traccia, niente affatto fine a se stessa, e che scalfisce dei ricordi, dei vissuti in ognuno di noi, facendo breccia proprio dove l’arte deve entrare. Andatelo a vedere.
Abbiamo visto:
Blumunn, di e con Marina Confalone
con Lello Giulivo e Giovanni Scotti
Al Bosco di Capodimonte, Napoli
Campania Teatro Festival
Si ringrazia l’Ufficio Stampa