Il riccio di mare
Sono qui, seduta di fronte al vasto incantesimo del mare, giostra ancestrale di malinconie, umida memoria, ventre oscuro del sempre esistito.
Il mare è solo acqua, una vasca senza dimensioni né direzioni, cosparsa di soffici vallate di aghi di seta.
Sì, loro, quelle esagitate braccine filiformi o quelle folte e cispose. Viscide foreste nere,
pronte ad agguantare le dita dei piedi
o impegnate a trattenere
fra le loro chiome selvagge, animali altrettanto temibili e come esse, insensibili al ritmo delle onde meschine.
Posso tuffarmi per sfidare il mantello traditore.
Eccomi. Posso sentire le loro carezze dissolute e amorevoli, per perdermi nella loro morbidezza limacciosa,
dovrei pestarle e trasportarle, stendermi coraggiosa sulla superficie dell’acqua,
morire nella salsedine, infine rinascere riccio di mare.