Punto e virgola – Briciola
Briciola
C’era una volta, in un tempo e in un luogo che non ci sono noti, un bosco rigoglioso. Era composto da alberi verdeggianti e frondosi, con uccellini che cantavano sui rami, dolci cerbiatti che giocavano a nascondino tra i tronchi e un tappeto di soffice erbetta verde.
Al centro di questo bosco c’era una casina graziosa, con il tetto spiovente e gerani rossi ad ogni davanzale.
In questa casina abitava una ragazza, sottile e leggera come una piuma.
Si chiamava Anna, ma tutti ormai la conoscevano come Briciola, visto che da lungo tempo non mangiava altro che, appunto, briciole.
Quando metteva il cibo nel suo piatto lo sminuzzava meticolosamente, e lo mangiava piano piano, con una certa dose di sacralità. E le briciole non erano mai molte.
Anna non viveva da sola. Con lei, ben sigillato in un sacchettino di carta, abitava un biscotto. Per tutti il suo nome era Biscotto, ma Briciola gli aveva dato un appellativo piuttosto originale. Lo chiamava Cinquantottocalorie.
Cinquantottocalorie era l’ultimo rimasto di una folta famiglia, che Briciola aveva assaporato con gusto.
Poi un giorno tutto era cambiato e Cinquantottocalorie era rimasto lì, in attesa del suo momento di celebrità, ma quel momento sembrava non arrivare mai. A volte Briciola lo prendeva in mano e lo fissava intensamente, immaginava di dividerlo in cinquantotto pezzettini perfettamente identici e di assaporarne uno ogni giorno. Ma anche una caloria in più rispetto al suo solito le sembrava troppo. A volte dunque immaginava di scambiare quella briciola con il suo pranzo, per poter riassaporare il sapore di un biscotto, ma in quel momento capiva che il problema stava proprio lì, nel fatto che fosse un biscotto.
I giorni passavano e Cinquantottocalorie era sempre più triste e stufo. Decise di provarle tutte, con Briciola.
Cominciò dicendole «Mangiami! Cosa vuoi che ti faccia un biscotto?»
«Dovresti solo mangiare e tutto si risolverebbe»
«Certo che con un po’ di «ciccetta in più staresti meglio, anche se facessi davvero quello che tu pensi non sarebbe così male».
Ma Briciola sembrava sempre più perplessa, così il biscotto cedette alle maniere forti.
«Se non mi mangi, non potrai più uscire nel bosco»
«Ci sono bambini in Africa che darebbero chissà cosa per potermi mangiare»
«Non ti si può guardare, magra come sei!».
Questo fece piangere Briciola e la fece arrabbiare, con l’unico risultato di farla chiudere sempre di più in se stessa. Tutte le persone che hanno passato quello che ha passato Briciola sanno quanto male possano fare frasi di questo tipo.
Tutto sembrava perduto, ormai Briciola e Cinquantottocalorie non si parlavano più.
Ma per fortuna questo nostro racconto è una fiaba quindi un giorno giunse
alla casina una fatina intenzionata a risolvere la situazione.
In verità, fatine come questa non si trovano soltanto nelle fiabe, ma anche nella vita reale.
A volte possono fare paura, con la ventata di novità che portano, ma – ve lo posso assicurare – potete fidarvi di loro.
Insegnò al biscotto come avvicinarsi alla ragazza: con Dolcezza, Pazienza, Amore, Comprensione, Assenza di Giudizio e Pazienza.
Insegnò a Briciola piccole magie che tutti possiamo imparare: la Stima, il Coraggio, la Voglia di Osare, la Fiducia, l’Ascolto di se stessi e la Libertà. Ci vollero tanti tanti giorni e tanta pazienza ma, con l’aiuto della fatina, finalmente Briciola riuscì a dare un morso a Cinquantottocalorie. Poi due.
Poi, per la prima volta dopo anni, sorrise.