La doppia vita del frate, a Casamarciano è l’AD 1566
XVI secolo. L’Italia che conosciamo è divisa in Stati, Principati e staterelli, il più grande dei quali è il Regno di Napoli, vicereame sotto il giogo del dominio spagnolo. Ma tra dispute territoriali e contese per la successione, a prevalere è sempre il potere temporale del Papa: siamo in piena controriforma, e il clima è teso e pesante. L’opposizione luterana al papato di Roma ebbe esito nei territori del Regno di Napoli nella crescita dell’autorità civile del clero e delle gerarchie ecclesiastiche.
vibrante di storia e memoria la location scelta come naturale sceneggiatura
Così accade che ogni protesta di Emilia Algieri sarà vana, e vano il suo strillare e inveire sotto la scalinata del Monastero di Santa Maria del Plesco di Casamarciano: nessuno – neanche le guardie del vicerè – ha il potere di trarre fuori dal luogo sacro l’uomo che ha sposato e dal quale ha avuto tre figli. L’uomo è un sacerdote, ha scoperto solo adesso, e ha vissuto per anni sotto mentite spoglie, da spia del Vaticano.
Intensa la scrittura, appassionata la recitazione, vibrante di storia e memoria la location scelta come naturale sceneggiatura. Una prova artistica di tutto rispetto condotta da Antonio Piccolo, e che vede Marianita Carfora, Francesca Fedeli, Ettore Nigro e Bruno Tramice esprimere al meglio i luoghi e i tempi rappresentati e le loro contraddizioni.
Abbiamo visto:
La doppia vita del frate, storia per quattro voci
di Antonio Piccolo
con Marianita Carfora, Francesca Fedeli, Ettore Nigro e Bruno Tramice.
Al Chiostro di Santa Maria del Plesco di Casamarciano
nell’ambito della Rassegna Racconti per ricominciare
Si ringrazia l’Ufficio Stampa