Ascoltiamo il mare
Restiamo qui, dove il mare dialoga con la terra e rincorre un’idea di eternità.
Restiamo assenti in una delicata sospensione dal mondo, lasciamo che il mare invada la testa, e l’aria si bagni, e il sole anneghi dietro un’isola che stiamo solo provando a immaginare.
Chiudiamo gli occhi con leggerezza disinibita, sentiamo l’acqua rispondere al vuoto del cielo e litigare con la sabbia. Vuole un trionfo di azzurro. Sa di sfida.
Tu lasciala fare, non provare a fermarla. Il bagnasciuga è un sentiero di perle, l’estate un’isola selvaggia e oscura. Lontana, minuscola traccia di un altro tempo. Quest’isola è un pozzo che assorbe le ombre e pare condurle altrove. È il silenzio trafitto dalla sapienza innata dei luoghi e delle anziane, custodi di misteri e regole sparse.
Corre veloce la consapevolezza di conoscere la superficie per scavare la scorza, l’essenza.
Ciò che si nasconde appare in tutto il suo meraviglioso sconforto.
In questo equivoco, restiamo, ridiamo, scopriamo noi stessi.
Si possono dimenticare le azioni complete, le finalità, gli attaccamenti, le terre aggrappate fra loro. Il pensiero fermo, che non sa camminare, riempirsi di uno slancio. Abbracciare parole nuove. Definire senza etichettare. Perdersi nell’orda dei ricordi, nell’odore di salsedine e nella nenia marina.
- Non ci chiederemo più il senso dell’acqua, né metteremo in dubbio il suo sentimento di eterno (ritorno).