Il gioco nuoce gravemente alla salute
Aveva gli occhi di una che sapeva il fatto suo. Lo sguardo di chi calcola ogni cosa e non si fa sfuggire niente. Bel culo, bel fisico e quando la guardavi, lei lo capiva e ti faceva eccitare.
Roberta faceva l’avvocato. L’avevo conosciuta sul posto di lavoro e mi era stato chiaro fin da subito che dovevo averla. Loro però mi avevano avvertito. “Con lei ti fai male. Attento. È come una mantide religiosa. E lo sai cosa ne fanno le mantidi dei maschi della loro specie”.
Ne aveva di spasimanti, ma lei non si concedeva a tutti. Era merce rara. Quella sera io lanciai la sfida a Denis. Chi la scopava per primo avrebbe vinto. Il perdente pagava la cena a tutti. Accettò.
Gli altri ripeterono “state giocando col fuoco”. Ma ormai era una questione personale. Dovevo averla. Una guerra senza esclusione di colpi. Ci mettemmo subito all’opera. Io misi in campo le mie capacità, lui le sue.
Lei provocante com’era, scherzava e giocava con entrambi. E come lo faceva! Divinamente.
Quella sera passò così, in una sfida all’ultimo sangue tra me e Denis. Al momento stavamo pari. Aveva scambiato i numeri con tutti e due. Poi la festa finì e ognuno se ne andò a casa. Prima di dormire messaggiammo ancora per qualche ora.
La mattina seguente al lavoro vedevo Denis controllare sempre il telefono. Prenderlo, riposarlo. Ogni tanto vedevo che stava scrivendo qualcosa e si guardava intorno per cercare di non farsi scoprire. Quando il suo sguardo cadeva su di me io facevo finta di essere impegnato a fare qualcosa. Dal canto mio lasciai le cose per com’erano rimaste con l’ultimo sms scambiato. Avevo deciso di adottare la tattica dell’essere sfuggente. Lui l’esatto opposto.
Qualcosa mi diceva che forse uno dei due si sarebbe fatto male sul serio, ma ormai dovevo andare fino in fondo. I giorni trascorrevano e i nostri amici ci tenevano ad essere informati. Io dicevo di sentirla raramente. Poche volte in una giornata. Di più la sera. Lui diceva di tenersi costantemente in contatto. Ormai tutti davano per scontato che avrei perso.
Ma io che vivevo di sensazioni sentivo che Denis non diceva la verità. Anzi lo vedevo teso. Distratto, distaccato, spesso trattava male i tirocinanti del nostro ufficio. Quella donna lo stava bruciando. Non so in che modo, ma lo stava prosciugando mentalmente.
Un giorno lo chiamai da parte e gli dissi che forse era il caso di smetterla con quello stupido gioco, ma lui si infervorò e rispose “ lo so, lo so che tu te la sei già portata a letto. Cosa credi di ottenere non dicendo nulla?
Dissi che questa storia gli stava dando alla testa e che io non avevo fatto assolutamente niente. Terminato il lavoro decisi di non tornare a casa ma di seguire Denis. Corse in auto fino alla sua abitazione poi salì su, forse a farsi una doccia. Riscese e ripartì. Guidava, io mi tenevo a debita distanza con la mia macchina per non essere scoperto. Parcheggiò in uno dei quartieri bene della città. Prese il telefono in mano e guardò su verso una finestra in particolare.
Era buio ormai e si vedeva un’ombra dietro una tenda. Lui gesticolava al cellulare e sembrava incazzato. Quella figura era sempre là e aveva anch’essa un telefono. Poi vidi appoggiarlo da qualche parte e una seconda sagoma comparve alla finestra. Era un uomo. La tenda si aprì e vidi Roberta ridere rivolgendosi a Denis. Poi richiuse e lentamente dopo un bacio la vidi scendere giù, giù. Era chiaro cosa stesse facendo. Ecco perché credeva che io avessi già avuto rapporti.
Lei stava giocando e voleva portarlo lentamente all’esaurimento. Dal canto suo lui si era impressionato e questo lo portava ad avere quell’atteggiamento da pazzo.
Lo richiamai per convincerlo che dovevamo darci un taglio a quella sfida stupida. Lui la prese ancor più male. Mi disse che per sapere dov’era lui la sera prima significava che l’uomo alla finestra ero io. Ormai era come impazzito, non mi rivolgeva più la parola. Se ne stava in ufficio sbraitando sempre col telefono in mano. Roberta dal canto suo faceva finta di nulla. Lo provocava fermandosi per stuzzicarlo o parlando con me quando lui poteva vederci.
“Senti Robi forse dovresti smetterla. Hai capito che Denis ci è rimasto sotto”.
Si limitò a farsi una risata e se ne andò alla sua scrivania. Tutti i giorni terminato il lavoro lui andava a stalkerarla a casa e io lo seguivo per evitare che facesse un gesto stupido, sperando di fermarlo in tempo.
Una delle mattine che stavamo tutti in ufficio lei avvicinandosi mi disse
“Sal stasera vieni a casa mia. Devo parlarti di una cosa seria. Riguarda Denis. Però non dire nulla a lui. Poi ti spiego”.
Accettai solo perché credevo che lui avesse oltrepassato il limite della legalità invadendo la sua privacy. Forse finalmente mettevamo fine a quella stupida scommessa che aveva rovinato i rapporti tra me, lui e tutti i colleghi che aveva allontanato in così poco tempo.
Alle 21 mi presentai sotto casa di Roberta. Salii le scale guardandomi intorno per evitare che ci fosse lì Denis e potesse vedermi e pensare male. Avevo anche parcheggiato lontano da dove abitava lei.
Era tutta in tiro. Un vestito nero attillato, scarpe con un tacco vertiginoso. Si presentò con una bottiglia in mano. Cercai per quanto possibile di trattenermi. Bevvi qualche bicchiere poi lei disse che Denis aveva fatto un gesto spropositato provando ad entrare in casa sua senza permesso.
Mi lasciai prendere da quello che raccontava e, preoccupato per lui, pensavo a come fare per riprenderlo. Non feci caso che, ascoltando cosa stesse dicendo, le bottiglie si erano fatte ormai numerose.
Lentamente mi baciò, poi mi portò in camera sua e si fece ammanettare. Godeva e si contorceva mentre la scopavo. D’un tratto sentii aprirsi la porta della stanza. Era Denis che si paralizzò. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Poi un’altra sorpresa ancora. Due carabinieri immobilizzarono prima lui e poi me.
Roberta piangeva e urlava “mi ha stuprato, mi ha violentato e lui è quello che mi perseguitava”.
Si era creata una calca di gente fuori, in strada. Ricevemmo insulti e qualche spintone. In caserma ci spiegarono che ci avevano seguito perché c’era in corso una denuncia per stalking.
Ci aveva fottuto Roberta la Mantide. Aveva avuto la testa dei suoi due contendenti. Sapeva dall’inizio che ce l’eravamo tirata a sorte e il gioco si era ritorto contro di noi.
Ma si sa: “Il gioco nuoce gravemente alla salute”.