Cronache espresse – (avventori I e II)
Cosa c’è in un uragano?
Gatti, bicchieri accartocciati, rami strappati, foglie
idee scopiazzate dalla paura
Nel vorticare c’è il nostro futuro
Stretto, costretto da un ghiribizzo
Da una scossa metereologica
Ci siamo noi
Ti ho detto che non mi piacciono i punti interrogativi?
Non lo avevo capito subito sebbene l’andatura mi avesse insospettito, aveva un lieve problema di stabilità e cercava conforto senza intenzioni oscure in qualsiasi punto d’appoggio, così si era accomodato non senza impaccio su di uno sgabello.
Che cosa prendi? Gli avevo chiesto.
Il solito caffè macchiato e uno sguardo ai titoli del giornale prima che la rapacità dei nullafacenti non me lo faccia sparire da sotto il naso.
Zucchero?
Di canna, pare faccia meno male dell’altro, ma di qualcosa si dovrà pur crepare.
Lo aveva detto in maniera dolce e distaccata.
No, non per me, avevo risposto seccata dalla sua franchezza.
Sono un uomo banale, è risaputo, la mia unica qualità è un pallido cinismo.
Noioso, alto, grassoccio, ho provato tante di quelle diete che potrei dispensare consigli a destra e a manca, ma le ho fallite tutte, ritorno a essere sempre quello che sono.
Non fumo da anni, e non ho nessuna velleità sportiva, uso l’auto anche per acquistare il pane, per andare ovunque specie se piove.
Mi piace osservare gli altri ma non m’interessano i confronti. Mi stancano dentro.
Il caffè era rimasto a mezz’aria, non potevo fare a meno di guardargli quelle iridi giallo cane. Quegli occhi penetranti che sarebbero stati meglio a un animale che a un uomo.
Non ho mai nulla da dire, niente da raccontare, nessuna opinione, nessun fatto interessante. Chi mai vorrebbe ascoltarmi?
Sono mediocre come questo latte che macchia un caffè mediocre. Non arrivo alla sufficienza. Mi accontento del minimo indispensabile.
Vedi la cassiera? Anche lei è come me, ma non riesce ad accettarlo.
Mi volto a guardare una donna con un camice di quelli che usano nei laboratori d’analisi, capelli corti, sguardo solerte.
È anche la padrona della baracca, sai che cosa conta per lei?
Incazzarsi almeno una volta il giorno, non perdere quest’aura rabbiosa che tiene gli altri a distanza, che le da delle specificità, altrimenti chi si ricorderebbe di questa figuretta poco iconica.
A cadenza periodica dice che alla fine abbasserà la saracinesca, ma non le crede più nessuno. Ce l’ha con Dio, con i clienti e con il marito che non le risponde mai, la fissa con l’aria di uno che ha ingoiato una nube carica d’acqua.
E dopo dove andrà?
Chi io?
Puoi trovarmi qua.
Iano ha un cane di piccola taglia, “io resto fuori” dice il cartello incollato sulla porta a vetri, così l’animale lui lo assicura al piede del tavolino di plastica, tanto la bestia non ha la forza di trascinarlo e a nessuno verrebbe mai in mente di portarsi via un yorkshire tosato così male.
Quel cane qua non entra e se non entrasse neppure lui sarebbe meglio!
È la voce della padrona.
Mi dica Iano che cosa ne fa di tutti questi tovaglioli, vorrei chiedergli.
Asciugo il culo al cane quando fa i bisogni.
Li prende di nascosto ma lo sanno tutti che è lui che svuota i contenitori sui tavolini.
Alla casa di riposo è già tanto che mi fanno tenere il cane, ma non ho altro.
Lo tengo bene, lo tengo pulito. La carta mi serve.
Con un mazzo di tovaglioli nascosti sotto il braccio ordina un caffè.
Stretto mi raccomando.
Ma non si dice corto?
Stretto come tutto, come il tempo come il portafogli, come la faccia che ha anche lei il mattino.
Ma come si permette di esprimere giudizi sulla mia faccia? È davvero un zotico, non ha tutti i torti la cassiera/padrona.
Il banconista che ha imparato la tecnica del: guarda soltanto la macchina del caffè e le mance annuisce. Stretto sia.
Iano mance non ne sgancia.
È ricco come creso sussurra qualcuno, è un militare in pensione si vocifera, ma siccome non è capace di fare un cazzo se n’è andato in casa di riposo servito e riverito. Un taccagno di primordine.
Vedovo e solo come un cane, anzi col suo cane
Povero cane penso.
Sta in attesa del suo colonnello che beve in caffè rigido e marziale quasi sugli attenti.