Pometrò, parole per il teatro: Davide Picardi
Pometrò è uno spazio aperto, un luogo libero per gli autori, gli scrittori e i poeti di “Poesie Metropolitane”. Una rubrica dedicata “Alle parole per il teatro”: opere inedite: una poesia, un componimento in prosa, un racconto oppure una sceneggiatura che possa essere pensata per il teatro.
Armati di bellezza e poesia, ci auguriamo che questa rubrica possa essere un momento di fuga e di riflessione e di distacco dal cumulo informativo dal quale siamo bersagliati ogni giorno e al quale siamo soggetti.
Il poeta di oggi è Davide Picardi:
Biografia: Laureato in “Lingue e culture comparate” in lingua russa e inglese all’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, Davide Picardi è attualmente iscritto alla stessa università al corso magistrale di “Lingue e comunicazione interculturale in area mediterranea”.
L’interesse per le lingue straniere ha accompagnato la sua passione per la scrittura.
Davide Picardi ha partecipato a vari eventi di poesia del napoletano, come “ArsVocatAdArtes” della galleria artistica WeSpace, o alla terza edizione del “Premio Maschera di Pulcinella città di Acerra”, evento organizzato dal gruppo letterario “Linguaggi convergenti”.
L’autore ha di recente pubblicato una poesia su “Kairos”.
Opera: Vorrei che ti fermassi anche un solo momento, che tu riflettessi sull’enigma della vita, celato da
qualche parte nel nostro petto; nascosto in qualche punto sotto la veste fatta di ossa e carne. Vorrei che
fermassi questa tua frenesia per chiedere chi siamo: forse tutto o magari niente; forse un bagliore o
magari una fuggevole ombra.
Guardo questo ruscello diretto verso l’ignoto e penso a come forse siamo passeggeri come i suoi
flussi; guardo questo lago e penso a come forse siamo volubili come le sue acque: siamo come questo
specchio d’acqua addormentato che si risveglia al primo scontro con la vita, scagliatasi come una
tempesta dopo la quiete; pronto ad agitarsi come quando un bambino, divertito, scaglia la propria
pietra sulla flemmatica superficie di questo lago. La nostra superficie allora si turba e piccole e grandi
onde s’innalzano sulla nostra quiete.
Vorrei che ti fermassi a guardare questi occhietti: profondi e scuri come un pozzo che occulta mille
segreti alla luce del Sole. Vorrei che ti calassi in essi, immergiti cautamente in questo pozzo, perché
soltanto calandosi con coraggio, dalla luce all’ombra scura di sé stessi, tra le nere paure e mille nostre
speranze, potrai cogliere indenne quella chiave dorata occultatasi tra le fredde mura del pozzo;
dimenticata tra le alghe danzanti nel tuo abisso. Solo immergendo in te stesso, vincendo le tue paure,
scoprirai quella chiave che dà un senso a ogni cosa.