Battiti e dibattiti
Uno dei difetti, non mortali, della pandemia è stata la monopolizzazione degli argomenti. Difficile, nell’incontrare qualcuno, non cadere su questo tema. Con una varietà di contrapposizioni: ottimisti contro pessimisti, governativi contro oppositori, vaccinati e non vaccinati, favorevoli al vaccino contro nemici del medesimo, fautore di questo prodotto contro tutti gli altri prodotti vaccinali. E, se si scende in politica, le diatribe accanite si sprecano. Basti ricordare le trincee tra “rigoristi” e “aperturisti”, termini banali dietro i quali si cela una grande complessità, una necessità di grande conoscenza, coscienza e pazienza.
Quindi una modalità già deteriorata, come la conversazione, qui ha subito un ulteriore abbattimento. Conversare viene dal latino, e significa stare insieme. Quindi parola e argomenti sono in funzione dello stare insieme. La parola è lo strumento per rendere piacevole questi momenti di comunione. Di fatto, senza accorgercene, siamo passati dalla conversazione al dibattito, che vuol dire altro: discutere i pro e i contro di qualcosa, confrontarsi per far prevalere le proprie ragioni. Modello spettacolo televisivo, copiando gli argomenti di questo o quel beniamino al quale affidiamo, inconsapevolmente, la guida del nostro pensiero. Un po’ come un piatto pronto surgelato industriale da usare in qualsiasi momento, al posto di una pietanza da cucinare tutte le volte con le nostre mani. Anche dibattere viene dal latino, appunto battere ripetutamente, che è cosa molto diversa dello stare insieme.
siamo passati dalla conversazione al dibattito, che vuol dire altro: confrontarsi per far prevalere le proprie ragioni
Con una differenza chiave. I dibattiti non mancano mai, sono peraltro una delle essenze della funzione democratica, ma non si vive solo di quelli. Mentre lo stare insieme grazie alla parola è qualcosa che manca. Lì non si deve vincere, né dimostrare di essere il migliore, né di avere comunque ragione. Manca un consesso nel quale tutti portano qualcosa, poco o molto che sia, per arricchire gli altri. Dove non sono il torto o la ragione a tenere banco, quanto la caccia a una impossibile verità. Una muta di argomenti che tenta di raggiungere qualcosa che sfugge sempre. Un luogo dove non è sapiente chi sa di più degli altri, ma chi riesce a essere più utile agli altri.
Ma di che cosa qui ragioniamo? Non certo di un luogo svanito nella pandemia, ma di un salotto immaginario, un posto di fantasia che ci piacerebbe che esistesse. O forse no. Magari saremmo noiosi. Ci piacciono i contrasti, le discussioni accanite, gli spettacoli verbali, dove le parole sono strumenti per colpire e abbattere. Ci piace tanto tanto la polemica. Che non a caso viene dal greco, e significa guerra.