Il cannibale
Alle ventuno il locale era quasi vuoto, solo tre coppie ancora sorseggiavano del caffè ai lati della veranda, lui stava seduto vicino all’ingresso della sala Ristorante. Un grande tavolo accoglieva la sua imponente fisicità abbandonata su un’ampia poltrona di velluto giallo.
Mario Baldassi era grasso, obeso, decisamente abbondante.
Sul tavolo decine di piatti ricoprivano gli spazi, il volenteroso cameriere, già alle prime insolite richieste, aveva dovuto aggiungere un tavolo al lato sinistro della poltrona per collocare l’abbondanza di portate ordinate dal Commendatore Baldassi.
Per antipasto quattro piatti di carpaccio di gambero rosso accompagnato da altrettanti piatti di patatine fritte, ma questo era stato soltanto l’inizio. Erano seguite altre ordinazioni: cinque carrelli di bollito alla salsa del Perù, sei piatti di hamburger in salsa rosa con panna e spiedini di mortadella con contorno di cetriolo alla maionese, cinque piatti di petto di faraona al forno affogato alla schiuma di parmigiano reggiano, otto piatti di polpette di maiale in salsa piccante, otto di stinchi di maiale con patate al rosmarino e peperoncino, sette piatti di superspaghettone “tutti frutti di mare” e quattro di cernia in crosta di riso selvatico al pepe nero.
Non era stato facile ottenere dalla cucina queste insolite ordinazioni, ma, dopo una lunga contrattazione, tentativi di aggressione corporale, grida e strattonamenti, il docile direttore del Ristorante aveva ceduto alle pretese di Mario Baldassi assecondando ogni sua stramberia, ma invitandolo a sottoscrivere una liberatoria, al fine di esentare lui e il suo staff da qualsiasi tipo di responsabilità.
Per Mario Baldassi, ricco imprenditore milanese nel campo dei fertilizzanti, l’umanità era sempre in guerra, lui sosteneva che il genere umano, biecamente stupido, coltivava con facilità la perversione della cattiveria, l’umanità intera solo quando si sentiva vinta dalla paura amava rifugiarsi tremante nella tana dell’indifferenza, come gli scarafaggi. Ma lui non aveva paura ed era affamato, tremendamente affamato, malvagio, sempre pronto a soverchiare chiunque gli avesse impedito di appagare ogni suo desiderio.
Gli altri erano insetti fastidiosi da schiacciare, da ingurgitare a morsi come un panino al Kebab. Già! Il mondo era cattivo e nella battaglia quotidiana, i più cattivi avevano diritto di occupare lo spazio circostante e lui era un grande maiale, il più cattivo di tutti.
Fu così che una mattina, dopo avere preso a morsi le caviglie della moglie e averla cacciata fuori di casa a calci e grugniti per avere occupato il frigorifero con bevande dietetiche e per avere mangiato l’ultima sua fetta di torta, Baldassi decise che era venuto il tempo di saziare il suo IO.
Gonfiare oltre il limite per impadronirsi dello spazio degli altri! Lui aveva fame, tanta fame.
Alle ventitré e trenta era l’unico cliente rimasto.
Ordinò altre dodici bottiglie di Petrus Pomerol, un prezioso Bordeaux del 1961, e tre carrelli di dolci siciliani.
Intorno al suo tavolo stavano disseminati fetidi residui di cibo. Un impasto di resti che Baldassi calpestava con le sue scarpe di capretto ogni volta che si spostava dal tavolo per andare verso il bagno. Pestava e ripestava quella poltiglia, come un maiale affonda i propri stinchi nel fango: bucce di gambero, di cozze, salse di ogni tipo, fettine di pollo, pezzi di bollito e di riso, patatine, maionese e spaghetti, porzioni di torte e di sushi.
Alle ventidue e quaranta ordinò otto piatti di cozze scoppiate con aglio e peperoncino. Gonfiava, gonfiava, ad ogni portata buttava via i vestiti che indossava tanto che, all’arrivo delle portate di cozze, rimase nudo. Sudava e le gocce di sudore grondavano dalla fronte, dalla bocca, dalle ascelle e dal naso, un rivolo di unto fetente e sudore grasso scivolava lento verso l’uscita del Ristorante.
L’ultimo povero cameriere rimasto nella sala, alle ventiquattro e cinquanta minuti, chiamò i vigili del fuoco.
Mario Baldassi era esploso! Di lui non fu trovato alcun residuo umano, nessuna traccia.
Alla notizia dell’esplosione e della scomparsa del Commendatore Baldassi, la Borsa di Milano perse più di dieci punti, lo Spread tra Btp e Bund tedeschi salì oltre i cinquecento punti di differenziale.
Foto MART PRODUCTION da PEXEL
TIMA MIROSHNICHENKO da PEXEL
MYMOVIES “Il senso della vita” MONTHY PYTHON