Pometrò, parole per il teatro: Concetta Celotto
Pometrò è uno spazio aperto, un luogo libero per gli autori, gli scrittori e i poeti di “Poesie Metropolitane”. Una rubrica dedicata “Alle parole per il teatro”: opere inedite: una poesia, un componimento in prosa, un racconto oppure una sceneggiatura che possa essere pensata per il teatro.
Armati di bellezza e poesia, ci auguriamo che questa rubrica possa essere un momento di fuga e di riflessione e di distacco dal cumulo informativo dal quale siamo bersagliati ogni giorno e al quale siamo soggetti.
La poetessa di oggi è Concetta Celotto:
Biografia: napoletana, classe 1975, si è laureata in Filosofia nel 2003. Ha in seguito studiato giornalismo, editoria, comunicazione multimediale.
Giornalista pubblicista, ha scritto numerosi articoli per riviste, quotidiani e blog. Ha sviluppato il contenuto editoriale di AppTripper, app per il turismo e ora sta progettando lo storytelling di un museo di prossima apertura. Ha lavorato come editor per una case editrice napoletana, le Edizioni Intra Moenia, con cui ha pubblicato numerosi libri, sia come
autrice che come curatrice, tra cui: “ ‘O Vascio. Breve storia dei Bassi napoletani” (2011); “Andar per feste” (2014) e “Conoscere Napoli”(2015).
Scrive poesie sin da giovanissima, alcune delle quali sono finite in un libricino, edito da Iemme, dal titolo “La mia felicità da sola non sta in piedi” (2016), con illustrazioni dell’artista Walter Picardi e un’introduzione dello scrittore Angelo Petrella.
Opera: Quando chiudo gli occhi
Quando chiudo gli occhi
il respiro diviene una culla
da cui i pensieri si alzano in volo/
nel primo pomeriggio/
quando i rumori vengono da lontano
e gli occhi incontrano il sole caldo
che infuoca le acque
e dipinge il mio volto bianco
che resiste alla luce.
Quando chiudo gli occhi
non sono più io
ma un vago ricordo di quella che fui
l’immagine calda di un corpo diverso
avvolto nella bellezza della vita
che ritorna
leggera come allora.
Quando chiudo gli occhi
capisco ogni cosa
che ho attaccata sulle pareti del corpo
e i pezzi s’aggiustano
non fanno più alcun male.
Un antico sorriso guida nel volo
e le mie mani sono due tiepide carezze.