Ma il malaluna quanti ne può fare?
E mi vuoi far credere che tu lo hai visto?
Ma no, sarei qui a raccontartelo? Però mio cugino Rosario, prima di partire militare, lo ha sentito ululare una sera che c’era la luna piena. E lo ha intravisto pure, ne ha visto un pezzettino d’ombra sul marciapiede, scostando un po’ la tenda.
E non gli è venuta la tentazione di guardarlo bene per vedere com’è fatto un malaluna?
Ma che sei pazzo? Quello magari se ne accorgeva, si arrampicava sul muro della casa, rompeva il vetro e se lo mangiava sano sano.
Ma perché possono scalare pure i muri lisci?
Non è che sia proprio così sicuro: alcuni grandi raccontano di sì, altri giurano di no. Non è che ci sia mai stato uno che ci ha provato e poi è venuto a raccontarlo.
Ah, ho capito, diciamo che è tutto un po’ così, nella leggenda, ma prove concrete non è che ce ne sono.
Ma che dici? Lo sanno tutti come succede: uno si addormenta incautamente con la faccia verso la luna piena e così è rovinato: ad ogni plenilunio diventa un lupunaro, insomma un malaluna: e gli crescono pelo, denti e unghie proprio come un animale. E siccome gli viene una gran sete esce di casa inferocito come un lupo, in cerca di acqua e di cristiani. E se ne vede uno quello è consumato! Meglio che se ne scappi subito, o che salga su una scala o sopra un palo. Meglio ancora se sui gradini della chiesa madre ad aspettare lì finché passi la nottata.
Ah, perché lui non può salire i gradini?
Sì, ma arrivato al terzo rimbalza e torna giù. Non può andare più avanti di così.
Tutti sti discorsi gli vennero alla mente tornando dal cinema tre anni dopo, dove insieme a Nunzio ed a Mimino era andato a vedere due volte di seguito, dalle otto e dieci e fino alle undici e trequarti,
lo spaventoso Christopher Lee di Dracula il vampiro, e dopo che anche l’ultimo suo amico era arrivato a casa sua lasciandolo solo per la strada. Era passata ormai la mezzanotte e Sasà doveva fare ancora almeno trecento metri per arrivare a casa. Il pensiero del malaluna gli tornò precisamente in testa quando un nuvolone scuro si ritirò scoprendo una stupenda luna piena, anche se lui a quell’aggettivo non ci pensò per nulla.
Meglio che salga su una scala o sopra un palo
Camminò svelto lungo la strada nuova dove ancora non avevano alzato i palazzi che ci sono adesso: a fine ottobre e con il tempo incerto a quell’ora non c’era più nessuno.
Quasi nessuno! Perché all’improvviso sentì uno scalpiccio dietro di sé e d’istinto si voltò. All’inizio non notò nessuno, poi guardando meglio vide a una certa distanza una figura che veniva verso di lui e anche di buon passo. Nonostante quella luna così sfacciata non riuscì a distinguerlo bene, ma sembrava così grande e così grosso, che cominciò a dubitare di essere un dodicenne coraggioso come aveva pensato fino a quel momento; ebbe un brivido, non certo per il freddo, e pensò:
Se mi metto a correre potrebbe essere anche peggio: sarà come con i cani che ti inseguono se scappi. D’altronde che faccio? Aspetto fermo che mi raggiunga? E se poi la leggenda non è tanto leggenda e quello è davvero un malaluna? L’unica chiesa me la sono lasciata indietro da un bel po’, e non posso certo tornare indietro passandogli davanti. Pali zero e di alberi neanche l’ombra. Che faccio adesso?
A soccorrerlo ci pensò la fontana grande che a quei tempi c’era ancora lungo lo stradone, perciò saltò sul primo, saltò sul secondo e infine dal terzo gradino mise i piedi sul bordo della vasca. Non pensò minimamente alla faccenda della sete. Ma non è che così si sentisse del tutto salvo:
Metti che Rosà si sia sbagliato giusto sul numero di quei gradini?
A toglierlo dall’angoscia arrivò alle sue orecchie la voce di suo padre:
Ma che ci fai sopra la fontana?
Suo padre passate le undici aveva cominciato a preoccuparsi e a piedi era andato fino al cinema doveva aveva atteso la fine dell’ultimo spettacolo, ma proprio mentre uscivano gli ultimi spettatori gli era venuto una necessità idraulica impellente e così si era perso il passaggio dei tre amici; dopo un po’ non vedendoli aveva ripreso la via di casa, fin quando aveva raggiunto il figlio e lo aveva visto salire sopra la fontana.
Così mentre Sasà si scusava per aver fatto così tardi, si sa i ragazzi – ma questo non impedì a suo padre di dargli una pedata sul sedere prima di salir le scale di casa – e si inventava che la scuola aveva adottato la fontana come monumento e perciò lui, già che ci passava, ci era salito per vederne più da vicino lo stile e riferirne in classe, appena fu tornato nuovamente al piano terra al ragazzo venne in mente di chiedere:
Papà, non c’entra nulla, ma sto guardando ora la luna piena e mi chiedevo… ma il malaluna, di gradini, quanti ne può fare?
n.b.: L’immagine di copertina è di Pezibear ed è tratta da Pixabay
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