Il prezzo della verità
L’ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, nella sua prima lezione dopo essere tornato all’università di Firenze, ha citato un libro. Si tratta di Scelte Tragiche, scritto da due americani. Si tratta di quelle scelte nelle quali non ce n’è una evidentemente migliore, senza che l’una sia un danno per l’altra. Un esempio semplice è: salvare la mamma o il bambino? Quelle scelte nelle quali si confondono questioni pratiche, di coscienza, di efficienza, etiche, sociali e simili. E che purtroppo vanno prese. Di questi tempi di pandemie, più volte i medici si sono trovati in questi dilemmi: salvo questo o quello?, chi ha più possibilità di sopravvivere? Il giovane o l’anziano?
Un dilemma simile lo stiamo affrontando anche nelle questioni economiche e nei progetti (speranze) di ripresa. Ma, trattandosi di denaro, ogni ragionamento può sembrare afflitto da opportunismo o cinismo. Con una differenza rispetto alle altre situazioni. Ci sono le opinioni politiche, c’è la ricerca del consenso, ci sono le ideologie (non date retta a chi dice che non esistono più: prendono altri nomi, come pragmatismo, buon senso, interesse nazionale et cetera). Prendiamo il governo appena fatto: le opinioni non sono solo diverse, ma sono contrastanti. In genere i governi, che oggi con disprezzo chiamiamo “ammucchiata”, hanno un compito specifico, cioè fare scelte dure e impopolari così da distribuire il malcontento temporaneo (si spera) su più soggetti politici.
fare la scelta tragica non piace a nessuno. Il difetto delle scelte tragiche è che, nel rinvio, diventano più tragiche.
Pensare, o sognare, che si possa uscire dalle difficoltà dando soldi a tutti e investendo ovunque, soprattutto con soldi a prestito, e senza incassare tasse e imposte, è molto complicato. Dopo ogni grande tragedia mondiale, si hanno delle robuste rinascite, ma alle spalle si hanno sempre infiniti cadaveri fisici, morali e economici. Come si dice, capre e cavoli non si salvano insieme. E coltivare queste illusioni è pericoloso, perché dopo arrivano le delusioni, che sono insopportabili.
Non siamo qui per suggerire politiche economico sociali, né per criticare questo o quell’indirizzo di governo. Ci permettiamo solo di ricordare che la verità è un elemento chiave per ogni rinascita. Anzi, meglio della verità (difficile in fondo da determinare) è l’onestà intellettuale, la chiarezza del pensiero, l’umiltà nella scelta. Affinché questa sia meno tragica.
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