Yin & Yang
Quando decido di partire per viaggi astrali nel mio universo interiore, viaggi che di solito intraprendo dopo che la vita ha deciso di darmi una lezione, scelgo un corso artistico o espressivo o un cammino spirituale per riuscire a cambiare prospettiva, ad uscire dai problemi e a rappresentare la mia vita da un punto di vista più obiettivo e neutrale. Coi maestri e con gli amici, lo dico da sempre, sono stata molto fortunata. Ho incontrato davvero fari luminosi, guide preziose e amorevoli sul mio sentiero di sassi. E sperimentato grazie a loro giochi psicologici molto rivelatori. Quello che vado a raccontare qui è un esercizio di scrittura in cui immagino di incontrare in una specie di sogno ad occhi aperti, le due parti che costituiscono la mia personalità, il maschile e il femminile presenti in ognuno, e che ognuno dovrebbe accogliere e accettare. Ho dato loro un nome e una fisionomia e da brava romanziera-favolaia ho imbastito due dialoghi immaginari. Yin e Yang, Il femminile “yin” ricettivo e resiliente, per usare un termine di moda, nel mio caso si chiama Ginevra, come la famosa regina di Camelot, con cui ha più di un aspetto in comune, la storia personale e l’animo aristocratico. Quando l’incredula Lygia la incontra nel corso della sua reverie, le due si riconoscono al volo:
GIN: Io non sono nel tempo, al contrario di te; io sono sempre stata. I tuoi occhi sono azzurri, in realtà. Tu vedi tutto in blu e colori di blu ogni cosa.
LY: Tu sei nata perfetta, invece. E vedi ogni cosa come è realmente.
GIN : Per questo sono sola, sai. Come te. Non sei perfetta, ma hai troppe qualità… e aspettative. Che allontanano, fanno paura.
LY : Ma tu non hai desideri?
GIN : No.
LY : … Rimpianti, sogni, curiosità?
GIN: No.
LY : Allora si, che sei felice!
GIN : Non lo so. Io mi limito ad esserci. Il destino ha voluto che tu fossi la mia casa. Ti abito senza intervenire. Ti ho invasa, forse, potrai pensare. Ma almeno riempio il tuo spazio.
LY : Vero. Sapendo che ci sei mi sento meno sola. Come quando guardo un quadro o ascolto una musica. Non sono lì per me, almeno non solo per me. Eppure so che ci apparteniamo… Ma non hai mai bisogno di scambiare un’opinione, un sogno, un parere? Non hai mai bisogno di amare?
GIN : Io mi nutro dei tuoi sogni… Ne hai così tanti … No, non ho bisogno di amare, nel senso di adorare un altro essere per poi formare una coppia, come voi cercate sempre di fare. Con scarsi risultati, mi sembra, visto che siete sempre in cerca. Io sono un essere completo, non ho altre metà da ritrovare… Tu bruci di passione; la passione alimenta i sogni e i sogni tengono in salute me. Sono io che ho bisogno di te, vedi… Sei importante.
LY : Quindi le domande e le risposte nascono dalla passione?
GIN : Certo. Solo se hai passione per qualcosa la vuoi conoscere a fondo.
LY : Vero!!!
Ginevra ha dato a Lygia l’amore per la bellezza e la verità, le ricorda che sa essere saggia, introspettiva, razionale. Che è un po’nobile e britannica e piuttosto incompresa. E che una donna, miracolo, può bastare a sè stessa senza legare il suo destino a un nucleo familiare, a un’origine o ad un uomo.
La parte Yang dell’anima di Lygia, quella maschile e attiva ma meno manifesta, é rappresentata dal giovane Ivan.
“Mi guarda, pensa Lygia, mi fa cenno di parlare lentamente, si tocca le labbra e la peluria bionda del viso, si sfiora le orecchie. Non parla e non sente. Ma poi mi mette le mani sulle tempie e io sento i suoi pensieri. Siamo in connessione telepatica io e lui, comunichiamo così. Ivan. E’ bello, bellissimo, Giovane, giovanissimo. E’ chiuso, non si fida del mio modo inquisitorio, crede sia lì per giudicarlo, come tutti. Ma non è così, io voglio solo capire chi ho davanti, per curiosità e per dare una mano, se serve. E’ grande e grosso ma ha un cuore di cristallo e io sento chiaramente la sua fragilità. Gli chiedo che mestiere faccia; il camionista. Rido… Io ho la patente ferma da 25 anni ed il mio alter ego maschile è un camionista. Uno che guida pachidermi tutto il giorno. E naturalmente scopro che beve e partecipa volentieri alle risse. Ma la notte, invece di attaccarsi ai filmetti pornografici, legge. Tolstoj, Dostoevskij, Puskin… E’ russo, Ivan. E su quelle parole eterne questo immenso ragazzo trema. E piange, e riflette. Come mi piace. Un uomo totalmente a metà. Vita da bestia da soma e anima di poeta. Capisco perchè non ha amici. Gli chiedo se abbia una donna. Mi risponde che ogni volta che sente un’esigenza fisica se la procura facilmente. Bello, intelligente e sexy com’è non ho alcun dubbio. Ma poi finisce lì; ha calmato gli ormoni, gratificato l’ego ma il cuore rimane vuoto e sofferente. Sono sensazioni che conosco bene, questa solitudine senza solitudine. Gli dico che probabilmente la sua è un’anima esigente, o non leggerebbe classici, probabilmente vuole arrivare in profondità dentro la vita ma è costretto a rimanere in superficie dalle circostanze. Più o meno come succede a me… Una montagna di paura che vive guidando, senza sapere dove andare, in realtà. Gli domando. “E tu una donna che ti faccia da compagna, non la vuoi?”
Risponde: “Ma chi, una come te, una che fa milioni di domande e ti organizza la vita, e decide che ogni uomo ha la sua musa… Una che vuole tutto il tuo tempo, e i pensieri, e le attenzioni e il sesso e i desideri nei secoli dei secoli fino a rincoglionirti, alla demenza senile e ai pannoloni…?”
“No! Rispondo. No… Questa sarebbe una moglie “ordinaria”, diciamo. Noi leggiamo Dostoevskij, siamo meglio di così. Io intendevo una con una mente affine, che sappia semplicemente capire come sei. Perchè le viene naturale, perchè ti somiglia. Non ti piacerebbe avere una così, e dedicarle un bel pezzo della tua vita? O preferisci continuare a fare l’orso ammaestrato che nessuno si prende il disturbo di studiare veramente?”
IVAN : “Beh, che ti pare facile trovare una così?”
“No che non lo é”, dico. “Ma certo è un po’ difficile che la incontri in una bettola, e si presenti leccandoti un orecchio… Oddio, tutto è possibile, magari in una così ci puoi trovare Emily Dickinson…” Rido, amara.
IVAN : “Guarda che io non cerco nessuno! Ti stai sbagliando, vecchia sognatrice atterrata da Woodstock!”
LY: “Sei tu che sbagli. Tutti cercano. Nessuno sta bene da solo, che lo voglia ammettere o no!” E penso che ora sta facendo il tipico maschio ottuso e infantile; li tocchi sul lato sensibile, quello della verità, e ti si rivoltano contro. E poi mi scopro a sorridere, è proprio un fratello, penso, sarcastico e irruento come me. “Quindi, sei felice!”
IVAN : “Si!”
LY : “Ma per favore, smettila di dire minchiate… Uno felice non si stordisce di alcol e sostanze e letture catastrofiche…!”
Lo vedo incupirsi, alza le braccia, ho un momento di terrore. Invece mi avvolge in un abbraccio caldo. Sento che sta tremando, e il respiro irregolare. Conosco quel respiro a scatti, è il ritmo delle lacrime.
IVAN : “Piango per te… Sei tu che stai soffrendo”. Si stacca dall’abbraccio e mette gli occhi negli occhi. Lo stesso taglio orientale dei miei, le iridi grandi. Lui blu, io quasi neri. Ma identici. “Tu non sei felice, e io soffro per te”.
Mi giro di spalle, furibonda. La verità; questo cazzo di amore e di schiavitù che ho da sempre. “E’ un’altra cazzata, questa! Non si può soffrire al posto di un altro, mai. Semmai la sua sofferenza ci scuote ricordandoci la nostra. Ammetti una buona volta i tuoi problemi, oppure continua a fare lo struzzo. Tu stai piangendo per i cazzi tuoi, che le mie parole hanno tirato fuori. E quando piango disperata io faccio lo stesso. E’ la natura umana, bello mio. Egoista. Quindi, per favore non recitare il ruolo del santo e sii sincero. Oppure vai via da me.
Mi giro, e il vuoto mi raggiunge come un pugno. L’ennesima fuga … Ancora non smettono di farmi male, le delusioni.
Ivan mi ha insegnato la mia vulnerabilità e passione. Che una donna nasconde e un uomo rinnega, spesso. Peccato.