Una piccola siringa
Eccoci qua, faccia a faccia. Una piccola siringa contro il mio braccio. La mia speranza per il futuro è tutta lì, racchiusa in una microsiringa. Poche gocce di un liquido che ha in mano il destino del mondo. Mi batte forte il cuore. Mi sento protagonista di un evento epocale e ne sono orgogliosa.
Due ore fa l’invito/ordine a presentarmi per la prima dose del vaccino contro il Covid. Appena due ore fa. Aspettavo da un anno questo momento, appena è stato possibile ho dato con entusiasmo e sollievo la mia adesione alla campagna vaccinale per gli operatori sanitari. E ci mancherebbe. È un dovere per chi lavora in sanità, ne ero e ne sono più che convinta. Ma quando è arrivata la convocazione, senza preavviso, mi sono emozionata. Davvero, tocca a me? Santo cielo.
Davvero, tocca a me? Santo cielo.
Ho lasciato il mio posto allo sportello e mi sono avviata: mancava poco alla chiusura, a quest’ora di solito non passano molte persone, e a quelle poche che non mi vedranno al mio posto ho chiesto mentalmente scusa. L’assenza è obbligatoria e soprattutto è anche per il loro bene.
Nelle due ore trascorse fino all’ora X, il film dell’ultimo anno mi si è proiettato nella mente, tra una prenotazione e un appuntamento mancato, tra una disdetta e una telefonata complicata. Mi è stato difficile mantenere la concentrazione.
Ripensavo a un anno fa, appunto, quando è iniziata la pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero.
Pensavo ai morti, tanti, allo strazio, alla solitudine imposta anche nel momento del dolore. Al cosiddetto distanziamento sociale (che brutta espressione!) che ci allontana dal prossimo, noi, animali sociali per natura. Pensavo alla crisi che più globale non si può, perché non solo ha colpito il pianeta, ma anche tutti i settori della nostra vita: sociale, economico, sanitario, culturale. In un anno non siamo più quelli che eravamo, le nostre vite sono state stravolte, per noi che siamo sopravvissuti. Pensavo a chi si è ammalato, ai bambini e ai ragazzi che non hanno potuto andare a scuola, costretti a vedere i compagni di classe e gli insegnanti da uno schermo. Pensavo a chi ha perso il lavoro, e a chi poco ci manca. All’abisso scuro in cui la mancanza di eventi culturali e sportivi ha gettato la nostra anima. Ai viaggi che non abbiamo fatto. Agli incontri cui abbiamo dovuto rinunciare. Ai sorrisi che non vediamo più, nascosti dalle mascherine, agli abbracci che evitiamo. Quanti pensieri si possono fare in due ore…e le persone dietro al vetro, con i loro mille problemi, non immaginano neppure a cosa va dietro la tua mente indipendentemente da quello che fai e dici. Non sanno cosa ti aspetta fra due ore, all’appuntamento che hai con una piccolissima siringa e il suo contenuto.
E siamo qui. Una siringa contro il mio braccio. Un ago sottile che mi si avvicina, e io sono così emozionata che non sento nemmeno la puntura, non sento il liquido che entra. Sento solo che sto facendo la cosa giusta, il primo passo per uscire da un incubo lungo un anno. Come quando di notte fai un brutto sogno e sai che stai per svegliarti, che finirà a breve, ma ci sei ancora dentro, e tuttavia lotti con la paura e finalmente apri gli occhi e fuori c’è il sole. Ecco, mi sento così. So che non è ancora finita, ma il vaccino rappresenta per me la luce del giorno che si affaccia alla finestra al risveglio.
Mi sento quasi una pioniera.
Mi sento quasi una pioniera.
Sto immaginando in questo momento la nascita dei miei anticorpi guerrieri, che vanno alla guerra contro un nemico per ora solo evocato, allenandosi per tenersi pronti in caso il vero nemico osi invadere il loro territorio, cioè il mio organismo. Fucile ed elmetto, coraggio e determinazione, i piccoli soldati sanno cosa devono fare: proteggere me. Perché io a mia volta devo proteggere chi mi sta accanto, e tutti quelli con cui posso venire a contatto. Una catena d’amore.
Fatto, finito. Un cerotto sul braccio da esibire come quando sei piccolo e un graffio ti sembra una ferita enorme, ma la mamma ti mette il cerotto e tu ne sei fiero e lo esibisci come un trofeo.
Sono fiera anch’io sì. Sono fiera di questo piccolo passo verso la libertà, verso il ritorno a una vita migliore di prima.
foto di copertina Alexandra_Koch da Pixabay
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