La sicurezza della rana
Il sindaco di Firenze, qualche giorno fa, ha orgogliosamente annunciato che la città si avvia ad avere circa mille telecamere, e non per programmi televisivi: circa una telecamera ogni 300 abitanti. Possiamo essere soddisfatti. Firenze è un esempio, ma questo orgoglio fiorisce ovunque, e senza distinzione di linee politiche amministrative. Perché la sicurezza è tutto, ormai.
Ed è un ombrello sotto il quale si è riparato ogni evento, qualunque sia la sua natura. I reati comuni, o anche il venditore abusivo, o il monopattino, o il rom petulante o l’informatica, o l’immigrato, o altro ancora. In sostanza abbiamo dato valore mutato all’idea di pericolo. Lo vediamo e lo percepiamo ovunque. E poco importa se le statistiche non sono poi così negative e in fondo calanti rispetto al passato. Perché il percepito vale più del reale. Eppure abbiamo vissuto stagioni nelle quali abbondavano in contemporanea i rapimenti, le rapine, il terrorismo, più tutto il seguito dei reati comuni. E c’erano i timori, ma la sicurezza collettiva non era il tema dominante. Nel tempo, da allora, i reati sono calati e certi fenomeni sono scomparsi. Certo è aumentata la corruzione, i reati contro la pubblica amministrazione e simili, ma questi non fanno paura, come se non fossero nocivi per la collettività, ben più di un rom postulante o un immigrato fastidioso. Per non parlare della evasione fiscale, motivo di invidia e gelosia ma non certo di indignazione o disprezzo sociale. Il pericolo è solo nella strada, quindi telecamere a iosa. Chissà quante ne dovrebbero mettere negli Usa avendo loro un tasso di omicidi dieci volte superiore a quello italiano.
non un fiato sugli infiniti occhi che ci spiano, sui telefoni che annotano ogni passo e destinazione.
Il concetto di sicurezza sembra incanalato in una visione di staticità senza rischi, in un ordine entropico senza sorprese, a prescindere dalla gravità di queste. E per ottenere questo accettiamo un taglio netto alle nostre libertà. Ma non in modo vistoso e coercitivo, anzi: volontariamente e con soddisfazione. Dando ragione a tutti i dittatori oppressivi che, quando vogliono il controllo di tutto, dicono: se non si ha nulla da nascondere non si ha nulla da temere.
Può sembrare tutto ciò frutto della tecnologia e dei suoi manovratori. Ma già Freud diceva che in nome della sicurezza abbiamo rinunciato a tanta felicità. In fondo è il principio della rana nella pentola d’acqua sul fuoco. All’inizio il tepore non è male. Ma poi finisce bollita.