Tu non sai le colline
Eppure oggi la luna è la stessa e le stelle sembrano uguali a quelle che vidi da piccolo.
Questa notte le osservo e mi sembra di assistere a un circo in festa organizzato solo per me, come quando da piccolo mio padre mi trascinava a guardare il mare d’autunno.
Anche la primavera è la stessa, la stessa di sempre e sembra che tutto sia apparecchiato per la vacanza che verrà.
Ma ci furono lune, ci furono stelle, ci furono notti e primavere, identiche, uguali a queste lune, stelle, notti e primavere che invece tappezzarono la terra di rosso, strilli e molta paura.
Erano tanti e forse qualcuno di loro con il capo all’insù in quelle notti guardava le stelle e la luna.
Uno sguardo d’angoscia e sconfitta dove il dio sembrava intimorito di fronte alle grida della furia e alla razzia della saggezza, un giorno qualunque, un giorno come quello di oggi, fatto di luci, colori e rumori.
Qualcuno saliva sopra i tetti, a scrutare oltre il filo spinato, le code di stracci svuotati dai corpi dal banale fuoco e sbrindellati dallo stridore del ferro che stordisce e separa l’anima dalla carne bruciata dall’odio.
Anime dissolte, lasciate per strada come polvere che in silenzio nell’aria disperdevano il profumo delle vite che furono. Per loro nessuna luna, nessuna stella, in quelle notti.
Occhi bassi e capo chino. Qualcuno guardava, qualcuno sapeva e taceva… qualcuno adesso ricorda.
Ancora oggi abbaiano i cani oltre il recinto. Li senti?
Ringhiano oltre il muro che ci divide, eppure stasera la luna è bella come non mai. Ringhiano e il rosso di fuoco dei loro occhi aspetta il suo turno per sbranare quel che resta dei nostri giorni.
E tu, Lilja(*), le vedi le bandiere? Stanno oltre il filo spinato. Torneranno ad inchinarsi le ali delle bandiere, pronte a ricominciare domani la battaglia?(**)
Ho memoria di me. Dei miei silenzi, delle mie paure, della mia indifferenza. Per questo, umile, abbasso gli occhi alla luna e alle stelle perché, in questa notte d’aprile, ho vergogna di me!
“Tu non sai le colline”. (***)
Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l’arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
E tu, Lilja! Ricordami di ricordare!
(*) Lilja Jur’evna Brik (scrittrice, attrice e scultrice russa, nota soprattutto per essere stata musa ispiratrice di Vladimir Majakovskij)
(**) da Lenin 1924 di V. Majakovskij
(***) “Tu non sai le colline” 1945 di Cesare Pavese