Parlo come mangio
Non entriamo qui nelle vicende politiche nazionali. Un labirinto nel quale perdersi, e per di più alla ricerca di una uscita della quale nessuno conosce la posizione, per il semplice fatto che ognuno ne inventa una. Ma qualcosa francamente si può dire, lasciando da parte gli arzigogoli argomentativi, i sillogismi improbabili, gli ossimori stupefacenti. Ma la politica è anche questo, forse soprattutto incoerenza, voltafaccia, spergiuri, ripensamenti, cambi di fronte e via così. Perché, nella gestione delle cose del mondo, qualità e difetti degli umani trovano la loro posizione confusa, anzi alla rinfusa. Il mondo non è mai stato guidato da saggi, che forse farebbero ancora più disastri. Ma questo filone di discorso porta lontano. Troppo per le modeste considerazioni che qui si prova a tracciare.
La banalità del linguaggio. Non la semplicità (arte complessa del dire e dello scrivere): ciò che impressiona del linguaggio è la sua natura interiore. I discorsi (rari) e gli interventi (troppi) paiono composti con le forbici, mettendo insieme frasi fatte, luoghi comuni, termini di moda, anglicismi perché fa fino. Il massimo si ottiene in tv, quando nei telegiornali sentono questo o quel politico che, messo letteralmente con le spalle a un muro, recita malamente una sorta di poesiola imparata un attimo prima nella memoria a breve: come un tempo si obbligavano i bimbi a recitare qualche verso natalizio, magari salendo in piedi sulla tavola (dopo avere consumato il pasto, ovviamente). Ti compare il nome di chi recita e sai già cosa dirà e soprattutto quali termini userà. Ti tocca un “teatrino”, oppure “assumersi responsabilità”, senza dimenticare “crisi”, seguiti da “i nostri figli” o “ future generazioni”. Argomenti buoni sempre. Come quel tale che alle manifestazioni di protesta portava sempre il cartello ”Vergogna”, buono in ogni stagione e per ogni lato di una barricata.
se vuoi guidare devi essere migliore, altrimenti faccio da me
Perfino l’abbigliamento (specie o forse solo quello maschile) tende alla sciatteria, camuffata malamente da casual, peggio ancora da modestia. Così ti ritrovi dei tifosi, anche sfegatati, ma non dei seguaci attenti. Un poco la differenza tra un animo religioso e uno fanatico.
Piccolissime considerazioni, che non lasciano traccia. E questo, in fondo, è di grande consolazione.
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