Facendo sogni felici
Non leggeranno mai quello che scrivi, no fino a quando non scriverai con sincerità.
Non posso farlo, nessuno sa chi sono veramente io, neanche me stessa.
Ho incrontato Carla tempo fa sotto i portici di via Po.
Non ci incontravamo da tanto.
Mi ha fatto effetto perchè erano anni che non ci sentivamo; non ho facebook né altre diavolerie social perchè ammetto di essere una delle poche persone rimaste al mondo terrorizzata dalla questione della privacy e dal dover per forza commentare tutto.
Sono una nostalgica.
I commenti al mondo li faccio seduta sullo sgabello della mia parrucchiera mentre mi fa lo shampoo; ho il diritto di dire tutte le stupidate che voglio mentre mi fa il taglio nuovo.
E faccio i test della personalità solo sulle sue riviste.
Ascolto sempre musica degli anni ’90 e i miei figli mi prendono in giro perchè mi metto a ballare nella cucina, Just my imagination e così via.
Sono di quelle che si sveglia alle tre del mattino cercando ancora la risposta giusta per un’incomprensione di quindici anni fa, trovassi quella persona vorrei chiederle: senti ma perchè hai detto così e mi hai ferita e così via. Oppure me ne esco con delle risposte argutissime e chiamarei davvero a dirle anche a distanza di secoli.
La nostalgia me l’ha diagnosticata anche la terapista.
Lei vive nel passato.
È così dottoressa, ma nel mio passato si stava tanto bene.
Mi sembra che l’aria fosse più pulita e le persone più gentili e ci si poteva anche ubriacare senza finire in qualche foto in giro per il web con il sorriso da ebete e gli occhi persi mentre tua mamma chiama per chiederti se hai problemi con l’alcool.
Dalle foto devo dire che ho l’impressione che la luce del sole fosse più bella e il cielo più blu.
Ho vissuto la mia giovinezza e le mie avventure senza che ci fosse un pubblico lì presente sempre a festeggiarti o a deriderti, a mettere like. Odio la parola like.
Quando ho incontrato Carla ero felice, ci siamo dette entrambe: il tempo non passa per te (io dicevo sul serio).
Mi ha detto che non leggeva volentieri le mie storie perchè racconto fregnacce; ha usato proprio questa parola.
Io scrivo romanzi e racconti da tempo. C’è gente che mi ferma per dirmi che una particolare storia l’ha colpito, qualche libro è andato molto bene, qualcuno meno; scrivo ormai quasi soltanto per lavoro, con poca ispirazione.
Non parli con sincerità.
Non saprei, parlo di tante cose, anche di quelle che mi sono capitate.
E ora?
Non mi capita più niente di interessante.
Ho l’impressione di stare sfuggendo a qualcosa.
Forse il tempo non è dalla mia parte.
E il presente mi fa paura.
Nelle mie lotte del passato mi sembra di avere avuto ragione io, sempre di più e con il passare del tempo aumenta la mia convinzione.
Lei non solo vive nel passato, ma è tutto costruito da lei, perchè è impossibile aver avuto sempre ragione.
Dottoressa lei si sbaglia.
Una volta anni fa ti ho invitata a casa e non sei venuta, mi hai detto che la civiltà arrivava fino a una certa strada e casa mia era troppo più in là e tu non ti spostavi oltre quella strada.
Carla ricordi male.
Hai detto proprio così e pensavo scherzassi ma non sei venuta mai a trovarmi. C’era sempre qualcosa di più importante da fare.
Nelle sveglie notturne, presa d’assalto dai miei rimpianti poche volte ho chiesto scusa.
Questa nostalgia mi fa sembrare una persona solitaria che ha perso tanti amici, che non ha trovato il vero amore, che non ha i piedi piantati in un mondo bello.
Ma non è così.
Carla mi guardava con la faccia storta mentre mi diceva questa stronzata della strada. Si vedeva nel tremito delle labbra che la cosa l’aveva offesa terribilmente dieci anni fa.
Chissà la mattina alle tre quando si sveglia cosa mi risponde, perchè anche lei sarà la regina assoluta del suo passato.
Ti chiedo scusa, non volevo ferirti. Ora che mi fai pensare, spesso davo queste risposte arroganti perchè ero insicura.
Ti sarei venuta a trovare volentieri, vorrei aver condiviso di più.
È stata un’età difficile quella.
Oggi non mi faccio tante foto, non riconosco la persona che sono diventata
Quando guardo le foto del passato mi vedo sempre bene. Avevo un bel vestito, una pettinatura sbarazzina, lo sguardo misterioso al punto giusto e un’aria interessante. Oggi non mi faccio tante foto, non riconosco la persona che sono diventata.
Chi o che cosa apprezza di più della sua vita oggi?
Silenzio.
È una domanda alla quale dovrò lavorare tanto dottoressa, ma capisco il punto.
Quando abbiamo finito di bere il caffè con Carla ci siamo promesse di rivederci prestissimo; la guardavo mentre andava via e pensavo a quanto viviamo nel passato e ci trasciniamo questi fantasmi dovunque andiamo.
E così non riusciamo a rispondere a domande semplici come quella che mi ha fatto la dottoressa l’ultima volta.
Diventiamo gli eroi disfunzionali delle nostre storie, mentre gli altri diventano dei personaggi secondari senz’anima.
Basterebbe quello per dire: io non voglio code, nè fantasmi. Nè un passato inventato, il mio va bene così, mi ha portato esattamente dove devo essere.
Non voglio svegliarmi ancora la notte a meno che non sia per riuscire a vedere la congiunzione tra i pianeti che questa maledetta pioggia continua a farmi perdere.
Per controllare che quei tipini che mi guardano ballare le canzoni di Dolores con aria divertita, stiano bene sotto le coperte. Facendo sogni felici.
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