Sorelle cicatrici
Ciao a tutte e grazie per aver raccolto il mio appello. Immagino che non sia stato facile per voi accettare di aprirvi ancora, di rivivere il vostro dolore. So che ci avevate messo una pietra sopra e che dopo tanto penare eravate finalmente riuscite a lasciarvi alle spalle ciò che è stato e che vi stavate godendo il meritato riposo. Ma lo vedete, no? Ha bisogno di voi, ha bisogno di sentirvi di nuovo sulla sua pelle per ricordare che come è sopravvissuta a voi, sopravviverà anche a me.
Io conosco ognuna di voi. Tu, per esempio, sì, dico a te, non ti vergognare. Sei rimasta aperta per molto tempo, le hai provocato tante lacrime, pianti singhiozzanti consumati come pranzi e cene a base di veleno per topi. Quante volte lei si è domandata se l’avresti mai lasciata in pace. Perché quando le pareva di avercela fatta, di aver chiuso i conti con te, poi all’intrasatta tu tornavi, così, bell’e buono, a tradimento. Eppure anche tu, fatto il tuo tempo, hai cucito con le tue iniziali la sua pelle, hai chiuso la porta sul passato e lei, che quei punti di sutura li ha sentiti, ha versato lacrime non per il dolore, ma per quel distacco dal dolore che segna davvero la fine e l’inizio.
Ecco, adesso è il turno mio. Lei, però, dice che è troppo stanca per sopportarmi, che le mancano le forze persino per quei pianti singhiozzanti consumati come pranzi e cene a base di veleno per topi e che il veleno per topi se lo vuole mangiare domani mattina a colazione. E allora io chiedo aiuto a voi, rifatevi vive per ricordarle che nonostante voi lei ha continuato a illuminarsi e a illuminare. Mostratele quei punti di sutura diventati con il tempo i ricami che la rendono unica al mondo. E ditele che non ora, non qui. Ditele che la attende un altro giro di giostra.
Foto copertina di James Chan da Pixabay