Goodbye song
Quando tutto questo sarà solo un ricordo talmente sbiadito da sembrarmi una storia inventata dopo una sbronza, ricorderò una canzone.
La scoprirò in un pomeriggio di neve.
Tutto sarà sbiadito sì, ma finalmente chiaro.
Non siete fatti l’uno per l’altro.
Qualcuno dovrebbe dirtelo, siete una coppia scoppiata.
C’è qualcosa che non quadra mai nel discorso, qualcosa che stona sempre.
Volevo solo ballare il tempo di una canzone d’amore perfetta.
Mentre ti cercavo, i tuoi occhi mi guardavano da lontano; prevedevano quello che sarebbe successo dopo. Le persone cominciavano a contare alla rovescia per aspettare la mezzanotte e io dovevo darti il bacio per festeggiare un nuovo anno. Non riuscivo a trovarti e tu non mi chiamavi; la freddezza con la quale hai messo le valigie fuori dalla porta, chiuso i battenti, spento le luci e cancellato il mio nome dalla tua vita mi hanno sempre impressionato.
Io ti cercavo sotto il vischio, volevo vedere se avevi il coraggio di baciare qualcun altro.
Invece eri a chiacchierare senza interesse, nella mischia di quella festa demente di capodanno che era diventata una tradizione nella cerchia di disagiati che eravamo.
Portavamo una quantità di alcol esagerata che alla fine non sarebbe nemmeno bastata e avremmo dovuto aprire il bar della nonna e finire a bere dei liquori improponibili.
Aveva una casa di campagna in un paese lontano a qualche chilometro dalla città. D’inverno finiva sempre per partire verso mete più calde e affidarmi quella casa. Immagino che lei sapesse esattamente come andavano a finire le cose, anche se mi dava sempre le chiavi e annuiva distratta appena le dicevo che avrei fatto una piccola riunione con pochi amici.
Il cibo era pochissimo, tutti dovevano portare qualcosa e finivamo per portare più o meno le stesse cose: qualche torta salata, pandori e patatine fritte.
Chiedevamo sempre allo stesso ragazzo di fare il Dj perché si sapeva che metteva le solite canzoni che ci piacevano. Lui arrivava con un paio di amici e una fidanzata ogni volta nuova e ci salutava tutti con intensità, anche se ci conoscevamo a malapena e non ci eravamo mai visti alla luce del giorno.
Riuscivamo a ballare in spazi angusti e scomodissimi, con gli occhi chiusi, senza mai scontrarci; eravamo circondati dal buio, ma la voglia che avevamo in comune di chiudere qualche brutta storia, di dimenticare qualche discorso storto, di cancellare e riprendere la nostra vita ci rendeva perfettamente coordinati. Tutto il panorama era però disarmonico e sgraziato perché eravamo dei ventenni; sentirsi rotti a quell’età fa sempre effetto, non era normale e lo sapevamo.
Ad un tratto avevo alzato lo sguardo per abbracciare la scena da lontano: ero ferma, mentre la musica suonava e tutti ballavano attorno.
Te ne stavi in un angolo completamente incurante dell’arrivo della mezzanotte, non mi cercavi neanche.
Negli anni prima eravamo stati viaggiatori del mondo; noi due sempre dispersi volentieri in qualsiasi città, a viaggiare, a non fermarci pur restando sempre insieme, perché se ci eravamo trovati non dovevamo perderci mai più, ma potevamo perderci ovunque. Bastava stare insieme.
Nonostante i litigi furiosi e continui, i colpi bassi e i dubbi. Le foto parlano di due che erano felici.
Allo scoccare della mezzanotte abbiamo chiuso tutti con la nostra giovinezza alzando i calici e urlando buon anno e ballando, perché a vent’anni si balla come se non ci fosse un domani; io avevo gli occhi lucidi e sentivo qualche lacrima scendere.
Mi hai chiesto perché piangevo.
Tempo fa abbiamo assistito a una tromba d’aria sull’acqua, lontano dalla costa, mentre eravamo a passeggiare.
Il cielo era blu ma ad un tratto si era coperto con una nuvola scura, densa e grigia, era arrivata di colpo anche una fortissima umidità e il vento era diventato gelido e insistente, si infilava dappertutto.
In lontananza una bomba di acqua e vento ad un tratto era venuta giù davanti a noi con una forza incredibile, creando un enorme vortice d’aria; alto, sottile e potentissimo. Era rimasto sempre nello stesso punto per poi dissolversi facendo tornare tutto alla calma di prima. Come se non fosse mai esistito.
Eravamo terrorizzati, emozionati.
E immobili.
Il vino cominciava a perdere brillantezza e calore nel mio corpo, mentre rimanevo stordita a osservare dal vivo come si chiudeva la nostra storia. Era tempo dei fuochi d’artificio e di una spaghettata, del liquore al limone, di goderci tutto il tempo della canzone d’amore più bella del mondo. E poi salutarci.
[Immagini scelte da PEXELS]
Copertina – Alleksana
Mano – Cottonbro