Botti di Capodanno
3 , 2 , 1 …. Auguri! Buon Anno! Baci, abbracci, brindisi ed eccoci nel 2020.
Onestamente a me sembra che siano passati solo 365 giorni dal capodanno del 2000 ed invece, ad esso, ne abbiamo accumulati altri venti. Cazzo sì, sto invecchiando sul serio! mi sono detto. Dopo però ho finito di bere il prosecco che avevo nel bicchiere e sono andato a mettere la giacca. Stasera non riesco a chiudere il bottone, ma cosa pretendo sono dieci giorni che salto da una tavola all’altra, pranzo, cena, spaghetti alle cinque di mattina per riprendermi dalle sbornie accumulate. I parenti che ti impongono il divieto di rifiutare i piatti preparati. E che fai non me lo assaggi questo antipasto? E il primo me lo lasci nel piatto? Dai fallo uno sforzo per il secondo! La Sicilia è così, lo ricordavo bene: tripli pranzi carpiati che finiscono per tuffarsi direttamente nelle cene introdotte dalla zia che non vedevo da non so quanto tempo, che però ripete sempre la stessa identica frase di quando ero venuto coi miei anni fa giuro non ho cucinato niente, solo due cosine. Ma lo sapevo che si trattava soltanto della classica bugia.
Suona il clacson sotto casa, ci sono gli amici dei miei cugini che ci aspettano: è ora di partire. Stanotte si va in un locale a far baldoria per festeggiare al meglio il nuovo anno. Prima però stapperemo le bottiglie che abbiamo portato dietro e così formeremo un altro bel minestrone nello stomaco ed il nostro cervello finirà di frastornarsi definitivamente. In quattro e quattr’otto le abbiamo scolate. E via in fila davanti l’entrata assieme ad altre centinaia di ragazzi e ragazze pronti come noi a scatenarsi a ritmo di musica. L’occhio inizia ad andare per i fatti propri, cosce di qua, cosce di là, scollature mozzafiato. Inizio a non percepire i pochi gradi di temperatura, anzi sapete che vi dico, ho caldo. E mi pare!! Con tutto questo ben di Dio ci mancherebbe pure!
Dopo quindici minuti di attesa trascorsi con la mia aria sorniona, squadrando tutte quelle splendide creature, sono dentro e corro innanzitutto al bancone di uno dei tre bar a farmi preparare un buon vodka tonic che mi dia l’ultima botta necessaria per farmi tuffare senza inibizioni in pista. Quando sto per entrare in sala, sento toccarmi dietro, mi volto e con stupore scopro che c’è lei, quella sexy ragazza con cui avevo lasciato un discorsetto in sospeso qualche giorno prima. La abbraccio facendole gli auguri, qualche complimento e con le mani scivolo un po’ sui suoi fianchi così, giusto per rispolverare la memoria e farle capire che stasera non mi scappa. Lei di certo non si tira indietro e mi fa un occhiolino che lascia poco spazio all’immaginazione. Inizia a ballarmi accanto, inizio a muovermi anche io, ma adesso ha le sue amiche vicino e quindi non è ancora il momento più adatto per appartarci. Le sussurro all’orecchio che vado a cercare la mia comitiva, che ci vediamo più tardi, io e lei e basta. Mi sorride maliziosa. Mi allontano.
La Sicilia è così, lo ricordavo bene: tripli pranzi carpiati che finiscono per tuffarsi direttamente nelle cene
In realtà giro un po’ per tutto la villa – ristorante dove sono, cercando un posto in cui potrò gustarmi la mia amichetta per benino o lei potrà divorare me. Questo lo vedremo.
Attraverso qualche corridoio, alcuni privé, cercando di districarmi nella calca tenendo, come un equilibrista, il mio cocktail in mano. Individuo una zona tranquilla, è una stanza usata dai camerieri che hanno svolto il loro servizio per le persone che hanno deciso di prenotarsi qui per il cenone. Scendo le scale e mi rituffo tra la gente poi, da lontano, scorgo un’altra mia amichetta ed iniziano a luccicarmi gli occhi. Queste prime ore del 2020 stanno iniziando splendidamente. Accelero il passo e le arrivo dietro le spalle e dico sei sempre più bella, mia cara, si volta e mi salta addosso dandomi un bacio a stampo. È alticcia, la situazione perfetta e penso che devo cogliere l’attimo.
L’alcol inizia a rendere il mio sguardo un po’ troppo ammiccante. La caccia è aperta ma prima devo fare il punto della situazione. Devo organizzare tutto senza che le mie due donzelle possano in qualche modo incontrarsi, anche perché si conoscono e sarebbe, quindi, ancor più una catastrofe. Per fortuna non andiamo nella stessa zona dove prima ballavo con l’altra. Ci scambiamo qualche effusione e subito con la scusa che lei debba andare a rifarsi il trucco in bagno, scappo come un treno a trovare la prima. È sempre lì con il suo gruppetto che danza scatenata, vado dietro e mi struscio. La stringo. Ci muoviamo.
Quando inizia a baciarmi, si interrompe e chiede se ho fatto il mio dovere. Le rispondo che so dove andare e alquanto eccitata mi dice vicino l’orecchio che ho sempre mille risorse.
Aspetta solo un altro po’ così che possa allontanarmi da tutte loro senza che se ne accorgano.
Ti aspetto vicino la piscina, allora. Nell’attesa che arrivi bevo ancora qualcosa.
L’alcol inizia a rendere il mio sguardo un po’ troppo ammiccante. La caccia è aperta
Fuga e via, cercando di giocarmi bene il tempo a disposizione con la seconda ragazza. I miei amici fanno dei gesti affinché mi unisca a loro, ma fanculo, ho cose più importanti da fare. Faccio il cenno di raggiungerli più tardi. Ogni minuto è prezioso e non posso permettermi di perderne nemmeno uno.
Un pensiero mi sfiora, è un vecchio detto siciliano che ripeteva sempre mio nonno cu ssicuta ddu cunigghia, unu ci scappa e l’autru no pigghia (chi insegue due conigli, uno gli scappa e l’altro non lo prende) ma non voglio essere il solito pessimista e quindi accantono ogni proverbio e mi concentro su questa avvenente girl dalle forme perfette. Lei si mordicchia le labbra e mi dice di berci qualcosa per poter brindare alla nostra seratina che tra poco ci vedrà protagonisti assoluti. Non vorrei perdere altro tempo ma sono le donne che comandano il gioco e quindi acconsento. Faccio un segno al barista e faccio preparare un vodka tonic per me ed un altro per lei. La sua mano monella senza farsi accorgere da nessuno mi stringe i glutei mentre siamo tutti stretti come sardine in scatola.
cu ssicuta ddu cunigghia, unu ci scappa e l’autru no pigghia
Ci divincoliamo dalla confusione attorno il bancone e cerchiamo uno spazio dove poter fare cin senza che nessuno rischi di rovesciarci addosso qualcosa. Do le spalle all’entrata e mentre beviamo le dico di sbrigarci a salire. Lei ride e tracanna di colpo tutto. È assetata, più assetata di me e non solo di qualche drink. Abbasso per una frazione di secondo le palpebre come a pregustarmi quanto avverrà tra non molto ed una sensazione di rilassamento mi attraversa. Quando le riapro però vedo l’espressione della mia amica che è cambiata. Non è più quella di prima. È una faccia a metà tra l’incazzata e la schifata e io percepisco che sono nei guai. Un sesto senso mi dice di non voltarmi perché peggiorerei la situazione, ma vado controcorrente e con cautela ruoto il capo. Con la coda dell’occhio vedo lei: l’altra. Mi sento come un agnellino in mezzo a due belve feroci. Non potrò mai salvarmi! La guardo e … stronzo! Se ne va. Mi rivolto cercando la comprensione dell’unica rimasta con un sorriso da ebete e mi becco un coglione! Se ne va anche lei.
Rimango solo con il bicchiere in mano. E menomale che dovevano esserci i botti di Capodanno…
Per fortuna la serata è Open Bar. Almeno questo!