Pometrò, parole per il teatro: Elio Messina
Pometrò è uno spazio aperto, un luogo libero per gli autori, gli scrittori e i poeti di “Poesie Metropolitane”. Una rubrica dedicata “Alle parole per il teatro”: opere inedite: una poesia, un componimento in prosa, un racconto oppure una sceneggiatura che possa essere pensata per il teatro.
In un periodo così buio e teso, crediamo che la parola sia tra i pochi spazi ancora liberi. Così, armati di bellezza e poesia, vi accompagneremo in questi giorni con questa nuova rubrica. Che possa essere un momento di fuga e di riflessione e di distacco dal cumulo informativo al quale siamo soggetti e dal quale bersagliati ogni giorno.
info: pometro.poesiemetropolitane@gmail.com
Vi presentiamo Elio Messina:
Elio Messina, nasce a Napoli il 26 novembre del 1966. Titolare di una azienda del settore elettrico ed elettronico, fotografo per passione, affianca alla passione per le arti figurative, il piacere per la scrittura. È stato varie volte pemiato in alcuni dei contest fotografici e letterari a cui ha partecipato.
Opera:
Giunti al palazzo Donn’Anna, il portiere Nicola, dopo un reverente saluto, mi apre la portiera: “Cavaliere carissimo, come va? …La trovo uno splendore!”. Gentile come sempre, Nicola, dopo avermi aiutato a scendere dall’auto e presa la confezione di vino dal bagagliaio, mi ragguaglia sull’umore del mio amico:
“Cavaliè, non è serata! Il cavaliere Giordano è particolarmente agitato, per una decina di minuti non si è sentito altro che frastuono provenire dal suo appartamento, non mi dica niente ma questa sera l’accompagno fino all’ingresso del palazzo”. Il portiere è piuttosto scosso nel ragguagliarmi sull’accaduto e sinceramente dopo aver ascoltato le parole del tassista, devo dedurre che forse il mutevole comportamento di Giordano abbia un nesso con le storie appena ascoltate. Salendo le scale cerco di non farmi condizionare dalle fantasie popolari e come sempre mi presento al cavaliere con la mia solita affabilità.
Giordano, è affettuoso, un ottimo padrone di casa, accoglie i nostri amici comuni, per i quali ha fatto preparare una squisita cena, con il sorriso che lo ha sempre contraddistinto.
La serata si svolge all’insegna della goliardia tra battute umoristiche e sane risate fino a quando, rimasti soli davanti ad un buon brandy, finiamo per parlare delle nostre angosce.
“Raffaele, toglimi una curiosità, ma è vera la storia dei fantasmi che aleggiano in questo palazzo?” gli chiedo con tono beffardo.
“Roberto, cosa vuoi che ti dica!? Quando sono venuto ad abitare qui, non ho mai dato credito alle storie popolari che vogliono che questo palazzo sia infestato di fantasmi e come puoi immaginare, da ateo quale ero, non ho mai creduto che si potessero manifestare questi fenomeni”.
Il modo con cui mi parla Raffaele mi fa pensare che le cose siano cambiate.
“Perché dici ero? Cos’è cambiato? Non dirmi che ti sei convertito?”. Gli chiedo accennando ad un sorriso compiacente.
Raffaele mi guarda con un’espressione cupa ed altrettanto seria:“Sai, da quando Rossella è passata a miglior vita, ci sono delle sere in cui avverto la sua presenza; spesso mi capita di sentire sulla mia pelle un alito di vento delicato che mi sfiora, che mi accarezza, è in quel momento che il mio pensiero va a lei. Ti sembrerò stupido a dirti questo ma io sono convinto che sia Rossella ad essere accanto a me. Almeno è quello che mi piace pensare. Quando ti muore la compagna di una vita, sprofondi nella solitudine, con lei se ne vanno le tue certezze, ti senti solo al mondo anche se hai tanti amici che ti vogliono bene. Se penso al giorno in cui mi ha lasciato, stento ancora a crederci, poche ore prima eravamo su questo divano a parlare ed il giorno dopo non c’era più, da quel giorno sono crollato. Ci sono giorni in cui mi ritrovo a piangere a dirotto. La sera quando sono a letto, prima di addormentarmi, fisso la foto lì sul comodino e parlo con lei”.
La foto di Rossella è lì in bella mostra in una cornice d’argento, accanto al lume acceso che la illumina. È allegra, avrà poco più di cinquant’anni e sorride all’obiettivo mentre corre in riva al mare di Pantelleria, con i capelli sciolti che si librano al vento e che ci restituisce l’immagine della spensieratezza.
Una inquieta domanda, si insinua nella mia mente: “Come reagirei se Nicoletta venisse a mancare?”. Scaccio subito questo pensiero cattivo, versando nei bicchieri ancora un po’ di brandy, porgo il bicchiere a Raffaele e mi avvicino alla foto, l’afferro e guardandola meglio alla luce del lume ed esclamo:
“Era bella, bella davvero”.
È la prima volta che Raffaele mi parla in questo modo, col cuore in mano, per la prima volta, l’uomo che tutti conoscevamo come uomo roccia, mi mostra la sua fragilità.
Mi chiedo quante volte avrà fatto finta che tutto andasse bene, nascondendosi dietro ad un sorriso!?
Mentre dentro di lui regna l’apocalisse, ha trovato il coraggio di aprirsi, di mettersi a nudo proprio con me.
Oh amico fragile, quanto mi somigli!
“Sì, per me lo è sempre stata”, mi risponde con orgoglio Raffaele. L’amore per Rossella traspare dalle sue parole, la delicatezza con cui ne parla mi fa comprendere la grandezza del loro amore.
Tutti noi abbiamo modo di legarci ad una persona ma, la vita a volte è imprevedibile e non sempre le cose vanno come noi vorremmo, a volte il filo che ci lega si spezza ed in altri resiste fino a superare il dolore della morte.
Raffaele ripone il bicchiere sulla madia e si accomoda sul divano ed io faccio altrettanto.
“Tornando alla tua domanda, a volte sì, mi è capitato di fare strani incontri, persone che mi sembravano reali e che poi svanivano nel nulla. Altre volte mi è capitato di avvertire sulla spalla il peso di una mano ed in alcuni casi, ho anche sentito come se qualcuno mi stesse impedendo di alzarmi dal letto come per proteggermi da qualcosa. Non mi sono mai lasciato suggestionare da tali fenomeni, oggi ritengo che queste anime vaganti mi abbiano in simpatia e che abbiano deciso di farmi compagnia”.
L’espressione serena che accompagna queste affermazioni appaga ogni mia curiosità. Serenamente continuiamo a scambiarci opinioni in merito ed entrambi conveniamo che il mondo reale e quello degli spiriti sono legati da un filo sottile con il quale è possibile comunicare attraverso la preghiera.
La conversazione si fa più fitta e ci consente di conoscere i nostri punti di vista.
Ci sono cose nella vita che hanno un senso preciso, altre che lo acquistano con il passare del tempo.
Oggi ho scoperto un nuovo amico e parlare di sé, senza maschere, con dolcezza, è servito ad entrambi.
È tarda sera, dalla terrazza osserviamo lo spettacolo paesaggistico che si presenta davanti ai nostri occhi.
Napoli ha un potere contemplativo ineguagliabile. Il riflesso di mille luci e lo sguardo della luna, ci scrutano desiderosi di conoscere i nostri pensieri che lasciamo liberi di perdersi al di là dell’orizzonte che ormai non è più distinguibile.
Una serie di immagini riaffiorano dalla nostra memoria, fatti che vissuti al momento sembravano essere insignificanti ma che oggi hanno un’importanza rilevante.
Quante volte ci è capitato di non apprezzare quei piccoli gesti quotidiani che la nostra compagna o il nostro compagno ci hanno rivolto, quante volte ci impegnamo a conoscere le persone che ci sono vicine quando ormai è troppo tardi e quante volte finiamo per farlo dopo che le abbiamo perse.
Io ho imparato ad apprezzare Nicoletta solo dopo che si è ammalata.
Non passa un giorno che non rimpianga qualcosa di lei, la vedevo bella, intelligente, ma l’ho ignorata per molto tempo, rimpiango quello che c’è stato fra di noi e quello che ci sarebbe potuto essere, i sogni che non abbiamo coltivato ed i figli che non abbiamo avuto.
Tutto è dentro di me ed ogni giorno che passa mi rammarico di non essermi svegliato prima.
Se mi volto a guardare il percorso che ho fatto in tutti questi anni, vedo un uomo concentrato solo su se stesso che si è svuotato lentamente.
Tante volte ho avuto il desiderio di farla finita, annientato dai sensi di colpa verso di lei e verso me stesso, ma ogni volta una voce interiore, che io chiamo il mio angelo custode, mi dice di non farlo, a cosa servirebbe…
Mentre il peso dell’umidità comincia a farsi sentire, due gabbiani atterrano sulla nostra balconata. Ci osservano, si scambiano sguardi interrogativi, io e Raffaele li imitiamo chiedendoci con uno sguardo chi sono, forse i messaggeri di Rossella e Nicoletta? Si alzano in volo lasciandoci con un interrogativo: per ogni fine vi è sempre un nuovo inizio?.