Confidenze intercettate
E non lo sappiamo forse? Te ne stai sui social a scambiare confidenze e informazioni, a discutere su questo e su quello, forse anche a sbaciucchiarti virtualmente, o magari a voler dire la tua in maniera perentoria. E certamente pensi – e hai ragione di pensarlo, perché è così che Noi ti abbiamo fatto credere finora – che la frase di ritorno che stai leggendo sullo schermo provenga dalla figurina che le figura accanto.
Lo vuoi proprio detto? Fesserie! Solo grandi e grosse fesserie!
siamo a vagoni, siamo a milioni di vagoni a vigilare
Noi quaggiù, in questa immensa cantina super accessoriata scavata sotto il mondo, deluxe e sempre illuminata a giorno, siamo a vagoni, siamo a milioni di vagoni a vigilare, intercettare, controllare e molto spesso a modificare inviando poi tutt’altro rispetto a quello che ha scritto chi lo ha scritto.
Ma scusa, riflettici un pochino: come pensi che nascano le liti, i piccoli fraintendimenti, i dissapori che portano alle guerre? Ma anche le alleanze, gli amori, le amicizie lunghe tutta la vita – perché Noi non siamo gente cattiva, siamo solo Noi, sia chiaro.
Siamo Noi che decidiamo quello che si deve dire.
Noi chi, dici?
Ma Noi qua sotto, Noi che facciamo turni di sei ore, che usciamo ubriachi da saloni sotterranei, che lasciamo a malincuore monitor e tastiere e risaliamo in superficie con occhiali da sole che indossiamo anche la notte.
Raccogliamo frasi, le stendiamo sullo schermo mega plus più mega plus che esista e che ci sovrasta come un cielo, le rivoltiamo, le tagliamo, le re incolliamo e infine le rimandiamo all’altro utente in un secondo; se ci mettiamo un po’ più tempo, beh pazienza, ti mostriamo “qualcuno sta scrivendo un commentino” così tu aspetti senza che sospetti.
Oppure, se la risposta è da discutere tra Noi, la facciamo anche più cattiva: simuliamo, di tutto siam capaci, un’assenza della connessione temporanea o una sua lentezza esasperante: quante volte te la sei presa con la Wind, eh? Che poveretta non ne ha nessuna colpa, o non sempre almeno.
Ma per lo più ce ne laviamo le mani, lasciamo tutto così come viene scritto, perché tanto – e Noi ce lo possiamo permettere di dirlo, Noi che siamo al di fuori della mischia – perché tanto, ci spiace dirlo, son tutte quante delle piccole cazzate: e buongiorno mondo, e buon weekend, e il caffè della mattina, e guarda che foto che ti faccio quando tramonta il sol, e ma hai visto quella come si è conciata per il vernissage?
Ma quando l’argomento si fa serio, quando ad essere coinvolti sono corpo e visceri compresi, nostra missione è indirizzarti verso un epilogo poco scontato e da nessuno immaginato, e che chissà chi lo ha deciso.
Non sappiamo perché questo lavoro, da quando e chi ci ha messi qui, ma non ce lo chiediamo, non sapremmo fare altro che quello che facciamo.
A volte ci rendiamo conto di essere spietati.
Lo sai che comincio a volerti bene? scrisse lui.
Lei, che non aspettava altro, aveva digitato tosto anch’io…
Naturalmente la risposta che arrivò dall’altro lato dello schermo è stata
Ma che sei matto?
E lei poverella a guardare, senza nulla poter fare, quella frase di cui non aveva avuto l’intenzione e che non aveva scritto, che si dannava a digitar tutt’altro sulla tastiera improvvisamente muta e scollegata.
Perché facciamo questo?
E chi lo sa? Ma è questo che ci hanno insegnato, e Noi ubbidienti lo facciamo.