Furto 21 – Lucrezia
Lucrezia non è una bambina come le altre.
È nata dal ventre di una Madre giovane, dai capelli castani e folte ciglia accarezzate dal mascara. Lucrezia ha pianto, ha toccato, odorato, esplorato il suo corpo e imparato a camminare. È presente a se stessa, vive nelle camere della sua casa calabrese, e respira.
Lucrezia è cresciuta, e odia quando le toccano i capelli, inizia a urlare, a sbattere la testa contro il muro, dice ahia, e la mamma non capisce se è quella a farle male, o è sempre colpa dei capelli. Adora i crackers, le patatine in busta ma senza formaggio, il bordo della pizza, solo quello, che il centro lo mangia papà! Detesta i brodi, gli gnocchi, il gelato, i coni sì però, ché sembrano crackers.
Lucrezia va al parco con sua sorella, ma non sale mai sull’altalena, gioca in disparte e si diverte un sacco. A volte mette dei sassi in fila indiana e inizia a guardarli con la coda dell’occhio come se gli avessero fatto un torto, come se improvvisamente loro, almeno loro, finalmente esistessero.
Madre al parco sorride e la guarda, e se un’altra mamma si avvicina lei abbassa gli occhi e mordendosi il labbro le dice Lucrezia non è una bambina come le altre.
Non è stato facile per Madre imparare a camminare con Lucrezia, conoscerne le sfumature, il linguaggio oltre le parole, oltre il non detto, oltre i rigidi schemi della normalità. Madre ha dovuto lottare con le resistenze di suo marito, dei suoi genitori, con la sua paura e la loro paura di approcciarsi a un disturbo che mai ci si augurerebbe per il proprio figlio, per il proprio nipote. Madre ha affrontato i cambiamenti della casa, delle abitudini, della vita. Madre ha dovuto lottare anche con lei, con Lucrezia, col suo caratteraccio, le sue giornate no, le Sue giornate no, i passi avanti, quelli a ritroso. Madre spesso si annulla, rinunciando a passioni, legami, desideri. Madre ha messo da parte le speranze, con l’assoluta e ferma convinzione che qualcuno oltre ioMadre ha bisogno di lei, qualcuno di inerme e indifeso è divenuto ‘a creatura. Madre è riuscita ad andare oltre il maledetto filtro della patologia, modellando con lo scalpello dell’amore la vera essenza, donando a Lucrezia il diritto a essere bella, ma bella non come le altre. E Madre l’ha mostrata, questa Bellezza, e chi le incontra mano nella mano non può fare altro che restare a osservarle, come si fa con un quadro di Klimt.
Madre passa anche attimi infernali, momenti in cui chiede il conto a questa vita di merda che l’ha messa di fronte a una trama intricata che non aveva scelto, attimi in cui Madre perde di vista la bellezza, arresa, stanca, sfinita. Ma mai sconfitta.
Ho incontrato Lucrezia qualche giorno fa. Adesso porta i capelli legati in alto, riesce a mangiare la patta col tugo, si sporca e dice oh, oh. Va al parco e si accorge che non è da sola, che ci sono bambini attorno a lei con i quali è possibile parlare, ridere, correre, giocare. Lucrezia adesso va anche sull’altalena, dice a Madre pianopiano perché le paure non sono mica scomparse, e Madre è felice che Lucrezia sia così, perché non la amerebbe smisuratamente se fosse una bambina come le altre.
Qualche mese fa la scuola ha organizzato una gita fuori porta per vedere lo spettacolo di burattini sulla storia di Pinocchio. A Madre è stato consigliato di non mandare Lucrezia. Madre allora si è fermata, sedendosi sul divano con le mani fra i capelli, cercando di capire, capirsi. Poi l’ha guardata, ha guardato Lucrezia e ha stabilito che alla gita avrebbe partecipato, perché la normalità è una puttanata disegnata dagli esseri umani per mettere in ordine le sfumature dei colori che non esistono, o che gli occhi non riescono a vedere.
Il giorno dopo Lucrezia ha raccontato a Madre, con poche parole, molti gesti, un sacco di risate e con l’aiuto della maestra, che Pinocchio da burattino era diventato un bambino vero, ma Madre questo lo sapeva già.
Riferimenti:
http://angsa.it/
https://www.portale-autismo.it/
http://disabilita.governo.it/it/
https://www.onuitalia.it/3-dicembre-giornata-internazionale-delle-persone-con-disabilita/
Credits:
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Foto 2 di Daria Obymaha da Pexels
Foto 3 di Michael Morse da Pexels