Adieu, notre petite table
Manon è un’opera in cinque atti di Jules Massenet su libretto di Henri Meilhac e Philippe Gille, basato sul romanzo del 1731 “L’histoire du chevalier des Grieux et de Manon Lescaut” dell’abbate Prévost. Il soggetto era entrato già nel teatro con un balletto nel 1830, in seguito anche il compositore Auber aveva musicato la storia della giovane Manon ma soltanto con Massenet prima e Puccini dopo la dissoluta e tragica vita della cortigiana diventarono autentici capolavori immortali. Al debutto a Parigi entusiasmante fu la risposta del pubblico che ne decretò il successo richiamando in proscenio per innumerevoli bis gli interpreti e il direttore d’orchestra tanto che l’impresario decise di tenere in cartellone Manon all’Opéra-Comique per 78 recite; lo stesso Cajkovskij, che era presente in una di quelle serate, si congratulò con l’autore.
Massenet riesce a dare “realtà musicale” ai personaggi riuscendo a descrivere i loro desideri più intimi ma anche le loro vanità e avidità, secondo la moda del momento, non solo per soddisfare il gusto del pubblico francese ma soprattutto perché poteva mettere in scena, senza i filtri usati da Auber per la sua Manon, la storia d’amore tra una prostituta e un giovane aristocratico favorevolmente condizionato dal naturalismo nascente in quel periodo.
Manon Lescaut denota il dualismo e le debolezze delle donne innamorate che tentano di spezzare le catene del perbenismo dal quale la società stantia e provinciale non riusciva ad affrancarsi, la giovane donna porta fino all’estremo le sue scelte sentimentali come le altre eroine che disegnavano donne inquiete e insoddisfatte dalla celeberrima Emma Bovary o Mamademoiselle De Maupin all’Odette di Swann. Un duetto, la lettura della lettera, l’aria di Manon “Adieu notre petite table” e il sogno di Des Grieux sono i momenti squisitamente romantici dell’intera opera con temi musicali che ricompaiono dal preludio fino all’arresto di Des Grieux. La parte di Manon, assai complessa, vuole un soprano lirico che sappia essere disinvolta nelle acrobatiche colorature del terzo atto ma che regala momenti di alta tensione emotiva con voce “rotonda e calda” mentre ricorda i bei momenti d’amore col suo Des Grieux. Il compositore francese, cosa quanto ma inusuale nel teatro lirico, compose dieci anni dopo un sequel che è un atto unico dal titolo “Le portrait de Manon” che presenta il Cavaliere des Grieux ormai vecchio e chiuso nel culto del ricordo del suo amore per Manon.Operazione che strizza l’occhio al gradimento del pubblico e assolve il comportamento lascivo della giovane Manon. Operazione che denota che il genio artistico “sente” gli umori dei suoi contemporanei e “legge la realtà” trasformandola in musica.