Soggetto vecchio, attributo ricorrente
Confessate su: da quanto tempo non leggete o non sentite “il vecchio genitore”? Mi è venuto in mente ascoltando in radio – la coerenza! – una vecchia trasmissione registrata. Scriverlo o soltanto pronunciarlo è da retorica ormai dismessa, da parabola evangelica, sarebbe un modo per squalificarsi al volo, bastevole da solo a farsi dire “Torni a settembre, ci faremo sentire noi, le faremo senz’altro sapere!”.
Senza dubbio è l’accoppiata delle due parole, perché vecchio o genitore, ognuno per conto suo, lo leggiamo un po’ dovunque; ma è sicuramente la parola “vecchio” che vorremmo mettere in cantina, nessuno lo vuol sentire accostato al proprio stato.
Perfino mio padre si è indignato l’altra notte:
“Vecchio io? Pensa per te, io mi sento ancora forte e pure sano”.
A 106 anni mi è diventato permaloso, non era così quando era ancora in vita.