Quale vita vivere
E’ proprio la vita che volevo vivere, pensa mentre è sdraiato sul lettino su una terrazza fronte mare. Sono le 19, il cocktail sul tavolino accanto a lui, arancione come il cielo, suda ghiaccio mentre le ragazze, saranno una trentina, si divertono a lanciargli sguardi maliziosi conditi con sorrisi e ammiccamenti sexy.
É ricco? Non si sa. Non s’è mai preoccupato di decidere di esserlo oppure no.
L’uomo sceglie una ragazza e con un leggero cenno del capo glielo fa intendere. Lei si avvicina, disinvolta, non dice una parola, lui afferra gentilmente con una mano la caviglia della giovane, provando piacere della piccola circonferenza, poi delicatamente sale accarezzandole le gambe fin su, nel punto in cui le cosce si uniscono e scaturendo in lei un’eccitazione che le fa stringere le gambe per trattenere quella mano impertinente sotto il suo sesso. La mano si diverte a giocare con quel soffice cuscinetto fatto di peli, labbra e pizzo; la sfacciataggine aumenta, perché le dita si fanno strada anche sotto l’elastico del costume fino a che la ragazza, desiderando di più, apre le gambe per mettersi a cavalcioni sull’uomo e iniziando un massaggio che si trasforma presto in sano e passionale sesso. Finirà in 10 minuti con i rispettivi orgasmi sincronizzati dall’inizio alla fine. Entrambi ne saranno pienamente appagati.
si alza e si lancia dalla terrazza giù per la scogliera, ma senza precipitare.
Lei si allontana.
Lui invece, rilassato, allunga il braccio, prende il cocktail e ne beve un sorso sospirando beatitudine dopodiché si alza e si lancia dalla terrazza giù per la scogliera, ma senza precipitare. Rimane fermo: un morto a galla nell’aria. Impossibile? Per i più, ma lui riusciva a farlo. Ha sempre adorato quella sensazione di leggerezza, quello stato fisico in cui il suo corpo non tocca niente, da giovane voleva vivere così senza nessuno che gli si avvicinasse e lo toccasse, avrebbe evitato anche il contatto con il pavimento sotto i suoi piedi se avesse potuto; voleva essere solo lui con il suo corpo.
Dopo una decina di minuti si lascia precipitare nell’acqua cristallina del mare e, mentre va a fondo, con gli occhi aperti, osserva estasiato una meravigliosa barriera corallina. Rimane qualche minuto in apnea, circondato da pesci dai colori senza nome, infine si lancia fuori dall’acqua a grande velocità volando verso la terrazza e atterrando delicatamente sul lettino.
Una volta asciutto si avvia verso l’entrata a vetro di casa. Dentro lo attendono sua moglie, bellissima e sorridente, un golden retriever che gli va incontro riempendolo di feste e infine i suoi cinque figli, anticipati dal cane nel saltargli al collo, solo per la velocità di quest’ultimo.
Appagato e felice si allunga sul divano, fregandosene dell’asciugamano intorno alla vita ancora umido, prende il telecomando e preme il pulsante rosso: il sogno si spegne e si accende la vita reale.
Passa un minuto a stropicciarsi gli occhi e a riabituarsi alla seppur fioca luce. Tira su con gran fatica, contro la spalliera del letto, i suoi 180 kg per poi scoprire le lenzuola; le piaghe da decubito non cessano di cibarsi della carne delle gambe, delle natiche e delle spalle. La pelle, nonostante le continue cure, continua ad arrossarsi in ogni angolo. Prende dal comodino il kit per pulire e medicare le ferite. Fa un male cane solo sfiorarle, sia il dolore che la tristezza reclamano la paternità delle due lacrime che scendono dagli occhi mentre disinfetta la parte malata.
Poi si ferma e pensa. Il disinfettante in una mano, la garza nell’altra e il viso, illuminato per metà, rivolto verso il basso. Ci vuole un piedistallo di amor proprio sotto il mento per tenere alta la testa, ma lui non l’aveva mai avuto, men che meno in questa situazione.
Aveva studiato per anni e finalmente era riuscito a gestire i sogni lucidamente, permettendosi così di rifiutare la vita reale a favore di quella onirica, molto più appagante. Peccato che, mentre viveva una vita perfetta, ma finta, la lunga degenza a letto e il suo peso lo stavano uccidendo in quella reale.
Terminato il rito sanitario, prende le sue gocce per dormire, trovandosi così di nuovo in salotto dopo pochi minuti.
In tv danno non a caso il suo film preferito: “Ritorno al futuro”, lo guarda sempre come se fosse la prima volta.
il miglior padre, marito, figlio e amico
Mentre Marty va a scuola sul suo skate sulla base di Power of Love, i figli corrono di nuovo verso di lui riempendolo di baci, abbracci e gioia contagiosa. Arrivano anche i suoi genitori, morti da un pezzo, il suo miglior amico, che non vede da troppo tempo e sua moglie. Tutti gli sussurrano nelle orecchie quanto gli vogliono bene e quanto sia stato il miglior padre, marito, figlio e amico.
Lo stringono, forte, fortissimo tanto che gli manca l’aria ma si lascia stritolare volentieri dal loro affetto irreale, sente bruciare alcune parti del suo corpo, le sinapsi si attivano e producono lo stesso effetto anche in sogno, comunicandogli la sensazione di esplodere di gioia e di dolore. Quest’ultimo però supera la gioia, l’uomo si sente bagnato sul basso ventre e il bruciore aumenta su tutto il corpo. Stringe a sé i suoi cari e se qualcuno lo vedesse nel suo letto testimonierebbe che l’umido e il bruciore ce l’ha davvero negli occhi, l’unica esperienza finora vissuta da sveglio e da dormiente.
È lui che decide cosa succede nei sogni lucidi e stavolta non vuole essere da meno, per questo motivo, mettendo d’accordo il dolore e la tristezza, decide tra le lacrime che quello, in una vita perfetta, è il miglior modo di morire.
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