Storie di libri
Si era svegliata da un sogno. Un sogno di quelli in cui era ancora scolaretta, grembiule nero e fiocco a puntini rosa. Il sogno le aveva lasciato la sensazione di fastidio che provava nel vedere le copertine e le pagine sciupate dei libri, ma non solo.
Una volta al mese, doveva essere la terza elementare, si faceva “la biblioteca” , la maestra metteva i libri in bella mostra sulla cattedra e si doveva scegliere per poi scambiare la volta successiva.
Suvvia, non siate timidi venite a prenderne uno, la lettura vi farà più bene dello sciroppo e vi farà crescere ancora più sani.
Erano libri usati, spesso logori, alcuni con le copertine rigide, specie gli illustrati e quelli dai grandi formati, i cui angoli erano piegati o spesso monchi. C’erano le fiabe colorate e accattivanti, ma alcuni libri erano ignorati da chi era attratto soltanto dalla bellezza esteriore. Lei odiava la calca, quello sciamare verso la cattedra, così restava indietro mentre c’era la corsa al libro più nuovo, più colorato, sembrava di essere al buffet di un ricevimento, dove anche oggi restava indietro e con il piatto vuoto.
Così le restavano i libri vecchi, brutti e scoloriti.
Le toccò quindi di leggere Rossomalpelo, Il piccolo vetraio, le avventure di Renatino, che non era altri che Renato Rascel, insomma le lasciavano sempre racconti meravigliosi di autori che avrebbe scoperto più avanti, ma che aveva amato subito.
La difficoltà più grande era riuscire a scambiare il libro la volta successiva e smontare la resistenza di una compagna che non ne voleva sapere di un libro dalla copertina lisa e triste. Non era sufficiente dire che si trattava di storie bellissime e che quelle storie te le saresti portate dentro finchè campi.
Ma era pur sempre una bambina. Maestra mi lasciano i libri più brutti.
A chi interessava Ranocchio, la vita nelle solfare, ma poi che cosa era una solfara? Meglio credere nel Principe azzurro, salvo poi vederlo stingere nel futuro, nella durezza di una miniera o nelle disavventure di Renato Rascel che giocava ironicamente sulla sua non altezza, eppure era un gigante. Ogni libro scolorato aveva lasciato un segno indelebile.
Dei libri cosiddetti belli non ne ricordava nessuno, ricordava invece le parole della sua compagna di banco che dopo aver letto Rossomalpelo le aveva confessato di aver pianto, è un libro triste ma bello e noi siamo tanto fortunati.
La bellezza era là appena sotto la superficie bisognava insistere. Bastava sfogliare le pagine.
Vi raccomando bambini, diceva la maestra Iole, i libri sono come i vostri compagni, trattateli bene e con cura, le storie, le parole vi accompagneranno per la vita. E ogni tanto torneranno anche nei vostri sogni.