Adiacente possibile, la realtà supera la fantasia
Quando si dice sperimentare, a teatro, si affollano ultimamente sotto la quarta parete frotte di registi, drammaturghi e sceneggiatori d’ogni sorta. Tutti in qualche modo interpretano, riadattano, ricostruiscono, in uno sforzo teso a distinguersi dagli altri. Ciascuno, a suo modo e a suo stesso dire, sperimenta; col risultato che, a consuntivo, la parola stessa è diventata logora, abusata, tanto che oramai sperimentare comincia a non significare altro che discostarsi in qualche misura dal testo o dalla sceneggiatura originari.
Ma sperimentando si può anche sovvertire, e se il teatro è per sua stessa natura e vocazione il luogo in cui s’interpreta la realtà, l’apice della sperimentazione non può che essere l’operazione inversa di portare, nuda e cruda, la realtà tra le pareti di un teatro.
Così Adiacente possibile si iscrive di diritto nel gotha delle sperimentazioni teatrali. Il teatro da non luogo diventa luogo, il posto nel quale la realtà ritrova finalmente se stessa, in senso acritico, letterale, spoglio da interpretazioni e sovrastrutture.
l’apice della sperimentazione non può che essere l’operazione inversa di portare, nuda e cruda, la realtà tra le pareti di un teatro.
Si direbbe cinema, e altro non sembrerebbe in effetti se non una proiezione che porta con sè tutti gli elementi tipici del docufilm, la prima uscita in scena del progetto sperimentale curato da Agostino Riitano, al Teatro Bellini di Napoli. Ma cinema non è, come mai potrebbe essere, per il sol fatto di trovarsi tra le pareti sacre di un teatro, che trasuda arte da ogni pilastro. Non è cinema per vari altri motivi, e non solo per questo; non ultimo per il fatto che le successive uscite della sperimentazione saranno mediate dalla partecipazione attiva del pubblico, che potrà guidare lo svolgersi degli eventi, in maniera dinamica, imprevedibile, superando per sempre la tradizionale distanza tra autore e spettatore: la quarta parete non viene qui abbattuta, ma addirittura sovvertita. Ma anche perché quelle sperimentazioni, ciascuna di esse, sarà poi oggetto e punto di partenza per la scrittura teatrale, in un gioco di ruolo tra realtà e finzione scenica dove la prima incontra la seconda e la seconda poi la prima, così chiudendo il cerchio: la realtà entra a teatro e quello, mai contento e sempre inesausto di concedersi al proprio ruolo, la fa propria, interpretandola all’origine e prendendo le mosse, stavolta, non dalla fantasia di un regista, ma dalla realtà, nuda, cruda, tangibile, drammaticamente vera.
un gioco di ruolo tra realtà e finzione scenica dove la prima incontra la seconda e la seconda poi la prima, così chiudendo il cerchio.
Quando si dice sperimentazione bisognerebbe scrivere Adiacente possibile, e inaugurare un nuovo capitolo del libro, sul fare teatro attraverso la realtà. Un teatro senza colpi di scena quindi, ma con imprevedibili colpi di realtà, che allargano la visuale a punti di vista inattesi. Il progetto prevede 27 appuntamenti per un viaggio senza filtri nei conflitti contemporanei.
“E’ necessario impiegare il processo creativo e l’immaginario per costruire forme di socializzazione che sopravvivano nella società del rischio – così Agostino Riitano -. Il teatro, da sempre luogo di passiva rappresentazione, si apre a una nuova dimensione per diventare luogo di interazione e di creazione; diviene quindi cura – continua -, luogo di elaborazione della realtà, dove poterne sentirne fino in fondo le tragedie e quindi strumento di catarsi”.
Tutto fermo adesso, tutto chiuso di nuovo. In attesa che si calmino le acque, non possiamo che consigliarvelo. Alla prima occasione.
Abbiamo visto:
Adiacente Possibile al Teatro Bellini di Napoli
a cura di Agostino Riitano
Si ringrazia l’Ufficio Stampa