Primo sangue, teatro in punta di fioretto
La porta del teatro è stata chiusa, e non “dall’interno”, per usare la metafora di Orazio Cerino, uno dei due attori protagonisti di Primo Sangue. Da ieri il nuovo Dpcm impone la sospensione di tutte le attività dello spettacolo e noi abbiamo fatto giusto in tempo ad assistere al nuovo lavoro, breve quanto intenso, di Mirko Di Martino.
Lo scenario è surreale. Siamo al teatro Tram, nel ventre del centro storico di Napoli, a Port’Alba. Una piccola scatola, una stanza di specchi in cui rintanarsi ogni volta che si ha voglia di fare un salto, di mettersi in discussione, di proiettare se stessi e leggersi attraverso le mosse di chi recita. A causa delle nuove disposizioni di sicurezza siamo in pochissimi, meno di trenta: è questa la nuova capienza del teatro che la legge prevede. Posti dimezzati. Quella che era platea diventa palco; tutt’intorno, gli spettatori. Gli attori vanno in scena, lì a pochi metri da noi, così vicini che è difficile non provare la sensazione di essere coinvolti direttamente in quel dramma familiare che sta per iniziare. Ed è così.
l’arte è ciò per cui vale la pena resistere (…) È un’occasione per salvarsi la pelle
E lo spettatore è catapultato in questo dramma familiare fin da subito. Sessanta minuti intensi, durante i quali il regista svela progressivamente, in un tempo che sembra dilatarsi, i segreti e le falle di questa vita familiare.
“La scherma non è uno sport, è un combattimento”
“ma non si può solo vincere o perdere, si può anche non giocare”
“La scherma non è uno sport, è un combattimento” dice Aldo; “ma non si può solo vincere o perdere, si può anche non giocare”, l’apostrofa Edo.
La chiave di lettura dell’intero spettacolo è tutta in queste battute. E chi siede poco lontano dalla scena, ma completamente assorto in essa a osservare in silenzio la rabbia che prende forma nelle parole lanciate addosso come sassi, e gli sguardi di rassegnazione nella ricostruzione della figura di un padre che ha dato e sottratto, non può fare a meno di identificarsi e fermarsi a una riflessione: se e solo se sappiamo ciò che siamo, capiremo cosa vogliamo diventare e in che direzione andare.
Ma un’altra spontanea riflessione, a caldo, prende forma mentre, uscita dal teatro, passeggio verso piazza Dante. Il teatro è indispensabile. La cultura in tutte le sue svariate e innumerevoli forme e sfumature lo è.
“Di arte abbiamo bisogno, più che mai, per contrastare il presente e le sue mistificazioni difendendo il vero e il giusto e il bello (…)”, scrive Goffredo Fofi. Più che mai in un momento storico così angosciante, l’arte è ciò per cui vale la pena resistere, è la consolazione alla fine di un’estenuante giornata alla quale si è sopravissuti malgrado le notizie nefaste, il sommo premio per lo sforzo compiuto.
È un’occasione per salvarsi la pelle.
Proprio ieri, all’indomani delle ultimissime misure adottate dal governo in materia anticovid, Orazio Cerino scriveva sui suoi social:
“La funzione del cinema è del teatro è fondamentale per la crescita culturale e per la sanità psicologica e sociale di un paese. È attraverso gli altri che scopriamo chi siamo noi e ci miglioriamo. Il cinema e il teatro sono uno specchio. Per tutti. E gli specchi sono il luogo più intimo che possa esistere”.
[DV]
Abbiamo visto:
PRIMO SANGUE
al Teatro Tram di Napoli, in Port’Alba
testo e regia di Mirko Di Martino
con Orazio Cerino, Errico Liguori
a cura dei maestri d’arme Aldo Cuomo e Lorenzo Buonfiglio
produzione Teatro TRAM e Teatro dell’Osso
Si ringrazia l’Ufficio Stampa