In aqua veritas
Ore 23:23. le piace quel numero, è un altro modo per ricordare il suo mese. Sono appena usciti dal ristorante dell’albergo in cui passano le vacanze al mare. Il mare più bello, la Sardegna. I suoi amici vogliono andare in paese per uno shopping notturno oppure infilarsi in un pub a bere e sentire musica. A lei non va molto, in realtà. Istintivamente dà un’occhiata all’orologio. Sono le 23:23, il tempo di raccogliere i pensieri. Finge di essere stanca e si stacca dal gruppo. Gli altri vanno in stanza per una doccia veloce e un cambio d’abito, lei si avvia in solitaria verso la spiaggia poco distante. Arriva subito davanti al mare. La dimensione liquida la attrae da sempre. Sente di avere molto in comune con il mare, la mancanza di orizzonti limitati in cui incastrarsi, la testardaggine delle onde che battono ottuse lo stesso punto, un po’ come tende a fare lei coi suoi problemi, e l’imprevedibilità; un momento di calma può sempre essere preludio di tempesta. Pensa che l’acqua salata sia la forma più vicina al fuoco perchè brucia, purifica, scava sentieri, invade. Ha voglia di una sigaretta., se ne ritrova una in tasca, la appoggia alle labbra e poi ricorda che non ha con sè l’accendino, cazzo. Vabbe’… Fa per rimetterla a posto quando al suo fianco si materializza una piccola fiamma accesa. E’ buio pesto, la luce della luna troppo debole, l’unica cosa che riesce ad intravedere, questa fiamma ardente e poi sente una voce che la saluta chiamandola per nome. Come un automa si accende la sigaretta, e la fiamma diventa più grande. Rivela una figura incappucciata con un bastone nodoso da eremita, il viso totalmente in ombra. Sembra uguale alla famosa carta del Tarot. Lei rimane senza parole e immobile, non sente affatto l’istinto di fuggire; del resto la sua curiosità insaziabile ha sempre superato la paura. Dentro di sè è sicura che non ci sia pericolo. La voce continua, non saprebbe dire se maschile o femminile, anche perchè è convinta che non le arrivi alle orecchie, la sente collegata alla sua mente. “Dovrai scegliere una volta per tutte se continuare a fare il lupo in perenne caccia per sfamare il branco, sacrificando la propria sicurezza e i desideri, o incominciare a fare il gatto che innanzitutto si preoccupa di stare bene per sè. La vita non è soltanto lotta, fatica, lacrime e dubbi. E’ anche godersela, semplicemente, finchè ce n’è… come stai facendo ora con la tua sigaretta. Non è scoprire sè stessi, questa continua ricerca estenuante. La vita è non scoprire nulla, semmai è creare sè stessi”. A queste parole il mozzicone ancora vivo le scivola dalle labbra ai piedi. Si china a raccoglierlo, procede a tentoni e con la mano sente qualcosa nella sabbia; la prende, è una carta, cerca di metterla a favore della luna e ne intravede il disegno. E’ la carta del Mondo. La infila in tasca e si rimette in piedi. Di nuovo buio, la figura incappucciata è sparita, con la sua fiamma e le domande che le erano salite al cuore. Sorride e si stiracchia come un micio insonnolito, si avvia all’albergo, canticchiando un blues.