Pin8, emozioni eterne
Raccontare emozioni non è semplice, perché fra il sentire e lo scrivere ci sono di mezzo un cuore che non sempre sa esprimere ciò che prova e una penna che non sempre sa interpretare quei battiti. Insomma, anche se ‘o ssaje comme fa ‘o core, non è detto che gli si sappia dare voce. Ma quando le emozioni portano la firma di Pino Daniele, tutto diventa più facile. E se poi a farle vivere su un palco suggestivo come quello del Teatro di Ostia Antica è un gruppo che del mascalzone latino ha fatto una religione di vita, allora raccontarle, quelle emozioni, è una passeggiata, ‘na cammenata dint’ ’e viche mmiezo all’ate.
Con il loro irrefrenabile sound, i Gente Distratta hanno reso omaggio al cantautore partenopeo con uno spettacolo capace di far viaggiare il pubblico attraverso la storia musicale di Pin8 e anche la sua vita e la sua carriera attraverso aneddoti divertenti ed emozionanti. Come quello raccontato dal fondatore e cantante della band, Paolo È Vivo, di una frase piuttosto colorita – Papà! Vien a verè che sfacimm ‘e violino – rivolta da un ragazzino a suo padre per invitarlo a osservare le notevoli dimensioni di alcuni strumenti musicali che il gruppo di Pino stava allestendo sul palco per un concerto in un paesino campano. Il concerto ha preso da poco il “la” quando inizia a schizzicheare (o schizzicazzicheare, per chi è senza ombrello). Ma al dispetto di qualche nuvola il pubblico risponde cantando con la band: ‘O scarrafone, A testa in giù, Je sto vicino a te, giusto per scaldarsi prima dell’arrivo del Pino Masaniello e della travolgente Je so’ pazz. Il sax di Paolo Rosato, complice l’acustica perfetta del teatro, fa il pieno di applausi. La temperatura sale quando ai Gente Distratta si unisce l’ospite d’onore della serata, Tony Esposito: “Pino era un genio”, dice. E poi ricorda le sette camicie sudate per convincerlo ad andare insieme a Trastevere a mangiare una pizza e quando decise di trasferirsi a Roma “per la grande ospitalità di questa città”.
Il viaggio prosegue con Quanno chiove (ma nel frattempo, per fortuna, il cielo si è placato) e fa tappa a Milano con il ricordo dei pezzi suonati il 27 giugno 1980 per aprire il concerto di Bob Marley e la paura dei fischi che si dissolve dopo gli applausi del pubblico.
Un audio della voce di Pino fa vibrare il teatro di un’emozione che ben si accorda con lo struggimento che subito dopo irrompe con le note di Sulo pe’ parlà. Pino manca, assaje, ma ha ragione chi dice che lui, come il mare, il sole e il Vesuvio, non può morire. E per suggellare questa eternità, Terra mia e la maschera di Pulcinella indossata dal front man. Poi un diluvio di musica con ‘Na tazzulella è cafe, Lazzari felici, Notte che se ne va, Vivo come te, Anna verrà e una versione di Nun me scoccià esaltata dalle tastiere di Damiano Rozzi.
Non può mancare Troisi, il Massimino di Benigni, amico fraterno di Pino Daniele: nelle orecchie la melodia di Quando e negli occhi le immagini di Pensavo fosse amore e invece era un calesse.
In chiusura l’assolo con chitarra di Paolo È Vivo su Resta con me, Yes I know my way, un inno per chi ha sangue napoletano che gli scorre nelle vene, e Che Dio ti benedica.
Foto di gruppo, con pubblico annesso, e sul palco si spengono le luci. Ma la voce di Pino rimane accesa nel cuore. Per sempre.
Abbiamo visto Gente distratta & Tony Esposito – Omaggio a Pino Daniele, spettacolo di chiusura della rassegna ANTHOLOGY, dedicata alla grande musica d’Autore, Pop e Rock del Novecento, sotto la direzione artistica di Gilda Petronelli e Stefano Saletti, nell’ambito di Ostia Antica Festival 2020.
Si ringrazia l’Ufficio Stampa.