Troia City, delitto perfetto
E’ un po’ un poliziesco, Troia City, un cold case affrontato con spirito investigativo, con tanto di lavagna e gessetti, tracce e indizi che possono sommarsi fino a diventare prove. Il pretesto è geniale per raccontare di Alexandros, opera di Euripide giuntaci incompleta, che se fosse una serie tv sarebbe lo spin off, il prequel, de La guerra di Troia. La drammaturgia è ben congegnata, e trae spunto dal testo per articolare una sequenza scenica di tutto rispetto – su testo di Antonio Piccolo – che cede il passo all’invenzione senza disarticolarne l’epica, ma anzi instaurando con essa un rapporto dialettico. Il colpo di scena è dietro l’angolo, e in un contesto in cui l’arte incontra l’epica il fil rouge si colloca esattamente a metà, nel racconto della perdita dell’infanzia, sospeso tra contaminazioni in lingua greca, che per disincanto accomuna vittime e carnefici, colpevoli e innocenti.
L’opera, spiega il regista Lino Musella, non è mai stata messa in scena, quindi la tragedia non è entrata nel nostro immaginario e le informazioni che contiene sono andate disperse. Il teatro – continua – da sempre ha fatto rivivere e ha reso contemporanei capolavori scritti secoli e secoli fa e grazie alla sua pratica, alla sua ripetizione, ha costruito le fondamenta della nostra cultura. Ma può succedere che la biblioteca d’Alessandria vada in fiamme, molte opere vadano in parte o totalmente perdute, si preferisca rappresentare le opere compiute e non quelle frammentarie, non si tramandi più di anno in anno quel particolare episodio e infine che non si sappia niente per esempio della storia di Alessandro.
Per questo abbiamo pensato a questo lavoro come a un giallo, un caso che alla luce di nuove prove deve essere riaperto, perché ci sembra che questa tragedia possieda elementi fondamentali che ci fanno rileggere in un’altra chiave la guerra di Troia. La nostra indagine si muove tra i reperti di un’infanzia perduta e reminiscenze scolastiche, costruisce la sua tesi erigendola con cura sera per sera seppur nella fragilità di un castello di sabbia. Alle storie vengono aggiunti nuovi elementi ogni volta che vengono raccontate, come quella del “cavalluccio rosso”, un mito smette di essere classico e diventa moderno poiché scopre il suo doppio. Il teatro metterà insieme i nostri frammenti e ci terrà ancora lo specchio dicendoci sempre chi siamo: vigliacchi ed eroi.
Abbiamo visto:
Troia city, la verità sul caso Aléxandros
Testo di Antonio Piccolo
Liberamente ispirato ai frammenti dell’Aléxandros di Euripide
Regia di Lino Musella
Napoli Teatro Festival 2020
Si ringrazia l’Ufficio Stampa