Anna e Luca
Questa è la storia di un uomo e una donna qualsiasi, ma potrebbe essere stato un pezzo della tua vita e di chi con te ha condiviso un pezzo di strada. È la storia di due corpi che si sono sfiorati, accarezzati, tenuti saldamente per mano per poi lasciarsi andare. Non è una storia triste, solo reale e come ogni cosa reale non sa mai scegliere tra commedia e tragedia. Ha sempre cura di mescolare insieme gli elementi in parti disuguali, in modo da confondere e consolare, colpire e carezzare.
La nostra donna si chiama Anna, ha gli occhi di chi ha conosciuto il pianto e la bocca di chi sa ridere con tutte le vibrazioni del corpo. Anna ha conosciuto Luca, si sono innamorati. Che parola grande: innamorarsi. Basta scomporla per capire che si tratta di “in amore”. Incontro all’amore, tra le braccia di questa forza che costruisce e disfa a suo piacimento.
Luca ha gli occhi castani e i capelli neri. Non sorride spesso, forse perché non sa di essere ancora più bello quando lo fa. Ad Anna piace segretamente che quel sorriso non sia uno spettacolo pubblico. A lui piace la realtà pragmatica e pulita dei numeri. A lei piacciono le parole e sa come mescolarle ambiguamente per creare castelli in aria che soffierà via appena si annoierà.
Anna e Luca erano due estranei che sono presto diventati tutti i vuoti che c’era bisogno di colmare nel cuore dell’altro. Parlavano, sussurravano, urlavano. Lei si sporgeva spesso dal finestrino impaziente di occupare il corpo con le sensazioni del mondo esterno, lui guidava e le mostrava le sue canzoni preferite.
Si ascoltavano, pensierosi. Si consideravano un’eccezione perché non si sarebbero lasciati mai, loro. Immaginavano una casa, una cucina piena di sole, niente più “ti accompagno a casa”, “mi vieni a prendere?”. Ci sarebbero stati dei bambini in questa casa immaginaria con il parquet e nessuno avrebbe mai urlato. Sarebbero rimasti innamorati come all’inizio, anzi meglio, perché i più fortunati amano meglio con il tempo. Si stringevano in macchina mentre erano già altrove, in un futuro colorato che nessun altro riusciva a vedere.
Un giorno smisero di parlare. Nessun boato, nessun terremoto. Lei chiudeva il finestrino e ignorava il vento là fuori, lui preferiva la radio così da non doverle raccontare la storia di ogni canzone che le mostrava.
Si sorridevano ancora, forse ognuno in cuor suo sperava che l’altro facesse qualcosa, urlasse, tirasse fuori tutto ciò che aveva in petto e lo porgesse all’altro.
Non accadde.
“Se” è la parola più pericolosa del mondo. E se avessero parlato? E se lui l’avesse cercata di nuovo? E se lei ci avesse riprovato prima? E se forse era vero che non si sarebbero mai lasciati, ma dovevano stare solo più attenti, prendersi cura dell’altro? E se avessero sbagliato tutto?
Innamorarsi. In amore. Finché qualcuno fa retromarcia e cambia direzione. Lontano.
Anna e Luca si guardano adesso sul vagone del treno. Lei fa un cenno con la mano. Lui sorride. Lei pensa alle sue canzoni in macchina. Lui pensa che è ancora più bella.
E se, e se.
Anna e Luca sono estranei che hanno contato i nei sul corpo dell’altro e hanno seguito il percorso delle vene sul dorso delle loro mani, intimamente. Non si conoscono più.
Non è amaro, non è dolce. Da qualche parte c’è ancora, disabitata, una casa con il parquet e la cucina piena di sole.