Casa Kbirr, elogio della (sacrosanta) lentezza
“Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri tra i campi, insieme ai prati e alle radure, insieme alla natura?”, si chiedeva lo scrittore boemo Milan Kundera nel suo “La lentezza”, che però, per lunghezza e atmosfera, scorre invece via veloce quasi a contraddirsi volutamente, per ricordarci che anche il pensiero più condivisibile è fugace, confutabile, discutibile. Lento, eppure no.
E la lentezza è il passo lasciato incompiuto a marzo a Casa Kbirr, ed è il punto da cui ricominciare, dopo un’interruzione a molti sembrata infinita, ora che timidamente ci si riaffaccia su una ripresa fatta (anche) di cibo consumato fuori casa. C’è un prima e un dopo nelle nostre vite: e ora che le giornate riprendono, lentamente appunto, a incanalarsi ancora e di nuovo sulle loro vecchie tracce, c’è un’eco in ognuno di noi che, latente, ci ricorda: quando le vite si sono fermate, quando le città sono diventate ombre deserte e si respirava dolore tutt’intorno, avevi una lezione da imparare e quella lezione era restituire a te stesso il giusto tempo delle cose.
A Casa Kbirr, a Torre del Greco, questa è la normalità. La filosofia che muove da anni i passi di Fabio Ditto, il titolare, che, quando ha pensato a quest’avventura, ha immaginato un tempo da gustare e godere a tavola, che fosse anche segno del tempo pieno da lui speso a cercare i prodotti migliori, le ricette migliori, i collaboratori migliori. In cucina, questo mood ha fatto cadere la scelta su Antonio Alberti, chef napoletano, che è il deus ex machina dietro il quale si nasconde la composizione di un menu basato sui piatti della tradizione. Così, nell’elenco di piatti da scoprire in questo caratteristico luogo sul corso torrese – lungo quel Miglio d’Oro costellato fin dal Settecento di incredibili dimore gentilizie – non possono mancare le ricette tradizionali della cucina partenopea, quelle, appunto, frutto della capacità di attendere e pazientare per ottenere il risultato migliore: il ragù e la genovese, in cima alla lista.
Odori e sapori che ricordano il pranzo della domenica a casa della nonna, o le merende genuine che ci preparava a metà pomeriggio.
Pasti iconici da innaffiare con la prima birra artigianale 100% partenopea (prodotta a Giugliano) che nei nomi (la Lager Natavot e la Scotch Ale Jattura, la Paliat Imperial) e nell’immagine rende merito alla tradizione campana, con abbinamenti assicurati dalle competenze di Alfonso dal Forno, insegnante in molti corsi tra cui Slow Food e Gambero Rosso e fondatore del progetto Birra in Tavola, formatore birra per Slow Food e Unionbirrai Beer Taster.
Se il tempo deve scorrere lento, da Casa Kbirr, è anche perché si è circondati, tutt’intorno, di opere di artisti napoletani (e per godere di tutte ci vuole tempo): lampade, sculture e illustrazioni appositamente realizzate per essere esposte qui, nel “regno” di Fabio: spicca la creatività di Roxy in The Box, famosa per le sue opere di street art (chi, tra i napoletani, non è mai incappato in una delle sue espressioni lungo le strade della città?); e ancora: le sculture in legno ispirate alle etichette “Kbirr” di Eddy Ferro su disegni di Maura Messina e le opere tridimensionali realizzate secondo il concetto di “upcycling” (riuso dei materiali) da Luigi Masecchia e infine un murales di Alessandro Flaminio (Natavot Red) “Le voci dentro” ispirato a San Gennaro. A gettare luce sui tavoli, le lampade realizzate dalla cooperativa di ragazzi della Sanità, Iron Angels.
Lentezza, si diceva. Non indolenza, né fiacchezza, ma tutt’altro: solo il giusto valore di ogni singolo istante. Perché un lavoro ben fatto, dice lo scrittore inglese Stuart Turton nel suo best seller “Le sette morti di Evelyn Hardcastle”, richiede il suo tempo. Non resta che augurarci questo, augurarlo a Casa Kbirr per la sua ripresa e, come si legge sulla lavagna di fronte al bancone, “che San Gennaro ce la mandi buona”.
Siamo stati da Casa Kbirr
Corso Vittorio Emanuele, 53 – 80059 Torre del Greco (NA)
Si ringrazia l’ufficio stampa