La mia lettera per te – Menzione speciale Premio Patti 2020
Menzione speciale IV ed. Premio Patti 2020 per racconti brevi ad Alessia Sparacio: “Per essere riuscita a trasformare l’amore materno in rinascita”
“Un’intera nottata”, “un’intera nottata”… Con queste parole inizia “veglia” e questa mattina, guardandoti è il verso che torna a sussurrarmi…
“Un’intera nottata”, “un’intera nottata”… Con queste parole inizia “veglia” e questa mattina, guardandoti è il verso che torna a sussurrarmi… Non avevo mai riflettuto su quanto potesse essere lunga una notte e non avrei mai creduto che io sarei rimasta a “vegliare” senza avvertire sonno, stanchezza, fame, sete! Io che ho sempre dormito nei momenti più impensabili e più improbabili e, per questa mia capacità, presa anche bonariamente in giro, sono stata a guardarti tutta la notte, figlio mio…
Un’intera nottata a ripercorrere momento per momento quella sequenza orribile e magnifica, disperata e donatrice di sollievo in cui morte e vita si sono messe una di fronte l’altra e hanno deciso che, per te, era ancora il tempo di restare..
Il tempo… Nei film, certe volte, quando il protagonista vive un momento particolarmente drammatico, si dilata, rallenta a tal punto che vivi ogni istante come una sequenza di immagini così lente e così precise da ricordarle vividamente anche dopo anni.
Avevo già sperimentato questa sensazione ma ieri sera è stata così accentuata che potrei descrivere ogni tua lacrima, ogni tua vena, ogni particolare di chi è accorso sentendomi gridare aiuto…
E poi ti vedo reclinare la testa all’indietro, vedo il tuo braccino sinistro perdere forza e abbandonarsi; sento tutti intorno a me che gridano che sei morto
E poi ti vedo reclinare la testa all’indietro, vedo il tuo braccino sinistro perdere forza e abbandonarsi; sento tutti intorno a me che gridano che sei morto, vedo lo zio P. che scappa via; io ti strappo dalle braccia di chi aveva cercato di aiutarti e ti adagio a terra; lo zio F. mi si inginocchia accanto gridando e piangendo che (ancora una volta!) sei morto…
E io, invece, divento di ghiaccio… Non sento più nulla… So solo che le grida mi danno fastidio… Perché non stanno zitti?
Ti guardo e con quello che, a mente fredda ho capito essere stato un gesto disperato, ti chiudo le narici e soffio con tutta la forza che ho l’aria nei polmoni, e spingo sul diaframma come si fa con gli annegati, senza pensare, senza capire, so solo che devo aiutarti a respirare finché non arriverà l‘ambulanza, so solo che devono essere i medici a dirmi che non ci sei più…
E tu, tu amore mio grande emetti un rantolo, vedo uscire saliva e sangue dalla tua bocca (nel tentativo d salvarti ti avevano graffiato la bocca) e riprendo a soffiare, a spingere sul diaframma; tossisci ed io ti metto su un fianco e vedo uscire dalla tua bocca la causa di tutto e…
Ti sento (prima di tutto) e ti vedo piangere e mi sembra la cosa più bella che abbia mai sentito.
Ti aggrappi a me, come un naufrago allo scoglio, piangendo e stringendomi forte; sono ancora calma, riesco persino a fare forza a tutti; i soccorsi arrivano e sono professionalmente ed umanamente eccezionali, andiamo a Menfi e, visto l’accaduto ci mandano a Sciacca dove fanno tutti gli accertamenti e ti ricoverano per tenerti sotto osservazione; ci dicono che è importante che passi la notte serenamente. Papà ed io sempre accanto a te.
Finalmente dormi ed io resto l’intera nottata a guardarti, senza sonno, senza stanchezza, con gioia, con gratitudine.
La poesia di Ungaretti finisce con il verso: “non sono mai stato tanto attaccato alla vita” e io aggiungo alla tua.
Penso questo mentre, dalla finestra, vedo il chiarore dell’alba sorridermi da lontano come fa una vecchia amica che non vedi da tempo, vedo quel suo sorriso rassicurante, accogliente e realizzo che ce l’abbiamo fatta, che sei ancora qui, che posso abbracciarti, baciarti ancora e ancora e ancora, che sei nato due volte.
Sei nato due volte.
Buongiorno notte, benvenuta luce! Buongiorno amore, bentornato.
La tua mamma.