La Luce del buio – Premio Patti 2020
Un tappeto di foglie scricchiola sotto i miei piedi. Un ritmo di luci e ombre, come musica,
scandisce la distanza tra me e un punto lontano, squarcio accecante nel folto della foresta,
la meta tante volte sognata, tante altre volte smarrita. Indefinito anelito della mente
inquieta e sola.
Dove mi trovo?
Ricordo un odore di pino e di terra bagnata. Ricordo un vociare di uccelli. Ricordo la
nebbia che accorcia lo sguardo e confonde i confini.
Un lieve raggio di luce s’insinua tra i rami e riflette il giallo e l’ocra delle foglie, il verde
e l’azzurro del cielo. Chiazze di terra bruna qua e là, raccontano del suolo selvaggio in
cui tutto è iniziato e tutto avrà fine, duro e compatto come la pietra.
Scorre il mio sguardo sui tronchi imponenti. Rami sempre più folti e sottili carezzano un
cielo bianco e sfocato, vicino al tramonto.
Arriva una notte come le altre, e il cuore diventa isola austera, pietrosa, appoggiata sul
mare e capace di reggere, indomita e fiera, le tempeste dell’anima.
L’isola che accoglie le onde.
Nascondo il timore del buio dietro a un sorriso. Lo riconosco e ciò mi dà forza contro di
lui.
Continuo ad andare.
La strada ora si stende davanti ai miei occhi come vecchio serpente addormentato, tra
rocce affioranti, aguzze, taglienti come lame, finché la tenebra dissolverà il suo colore e
mi avvolgerà, costringendomi a guardare dentro di me.
Alla fine ritrovo me stessa nel nero spezzato da lucide stelle. Calda coperta di lana.
Mi somiglia la notte.
La quiete del tramonto è il sonno che libera il pensiero e sfugge alla ferocia del tempo.
Io guardo il lento sussulto del giorno che muore, e vedo me stessa dormire nella tua
pace… limpida notte, come fossi altro da me!
So che mi donerai più luce del sole, che scalderai il mio cuore coi dolci ricordi di teneri
abbracci, di sguardi gentili e discreti.
Io so che fra poco aprirò i tanti bauli stracolmi di sogni. Con grande cura li avevo allevati,
curati e poi impacchettati perché non prendessero luce, e non si sciupassero al sole.
Di notte darò nuova luce a storie nascoste, a progetti abbandonati a cui non avevo più
pensato.
Una bimba stupita e assorta osserva la grande collina e le rondini che adornano il cielo,
sfrecciando come saette. Una matita scorre sul suo foglio bianco, tracciando le linee di
un mondo non ancora vissuto, non ancora esplorato.
Vedo lo sguardo di mio padre su di me, mentre la ruvida corteccia del suo volto si distende
in un tenero sorriso.
L’infanzia è un fiume impetuoso che va verso il mare, senza mai rivelarne il segreto.
Un’adolescente inquieta accecata da indomabili ire, insegue un miraggio di libertà, scruta
orizzonti di esistenza, cerca la sua identità. Ricordo le sere ridenti al chiaro di luna, con
nuovi amici cui affidare la vita e me stessa, senza mai sollevare il velo sulle inquietudini
d’un tempo fugace e tagliente come una lama.
Ricordo lo spettacolo del cielo azzurro sul mare dorato. Scorrono immagini come lampi
di luce e hanno termine lì dove iniziano, senza poterli fermare, senza poterli rivedere.
Parole scolpite su una nuvola assumono presto altre forme e mille sembianze.
Tutto ricomincia, lasciando il vuoto di ciò che ho lasciato sfuggire.
Sabbia tra le mani.
Una madre sommersa dagli attimi della gioia, della solitudine, della paura e dell’affanno
posa lo sguardo sulle creature del corpo e dell’anima, e poi si perde negli occhi innocenti
di un bimbo.
Amore da cui nasce amore. Per sempre mi lega al mistero dell’essere, e dissolve ogni
buio.
Una nonna vede nel bimbo che le viene incontro l’intera esistenza, la meta del lungo
cammino. Un bimbo-albero che protegge e ripara, e ferma il vento impetuoso.
La invoco la notte.
Una luna beffarda mi prende per mano e mi affida all’intero Universo. Mi coglie
sgomenta la sua immensità, che adesso è anche la mia.
Chiudo gli occhi per qualche istante infinito e sono di colpo artefice della mia vita, del
mio futuro.
Padrona assoluta di me.
L’anima finalmente si quieta e accoglie la frusta violenta del giorno che muore, e anche
l’oscura minaccia di ciò che accadrà.
Nel buio tutto è più chiaro.
Scelgo ciò che conta. Sono un faro puntato sul vero, e lascio nell’ombra ciò che lo avvolge
e lo soffoca.
Le stelle sono i dolci sorrisi di amici sinceri, meravigliose presenze, generosi passanti da
cui ho ricevuto e ricevo magnifici doni.
È un buio luminoso quello della notte, colorato e ricco più di qualunque giorno.
Risplende e risuona nelle mie orecchie. Corda d’un affabile violino.
La notte mi appartiene, e io le appartengo.
Chiudo lentamente i miei occhi e, come giovane ramo mi vedo crescere verso la luce e,
serena, imparo ad attendere ciò che sarà il domani.