Palermo dalla ringhiera del ponte
Marta si teneva stretta alla ringhiera del ponte, in questo modo non sarebbe caduta giù. Ma al tempo stesso sfidava la sua paura guardando verso il basso, dove si intravedeva la schiuma delle onde che s’infrangevano contro lo scafo della Rubattino.
“Perchè piangi, nonno?”
Marta si mise più vicina al nonno, quasi aggrappata a lui.
“Però fa freddo qui fuori sulla nave, anche se nonno mi ha messo la felpa. Mi ha portata fuori con sè per farmi vedere Palermo, ma non capisco né da dove inizia né dove finisce, è davvero enorme, piena di luci, navi e barche, e là sotto ci sono anche un sacco di montagne! Nonno ma chi sono quelle persone che urlano su quel marciapiede vicino l’acqua? Cosa fanno con quelle corde, nonno?”
“Perchè piangi, nonno?”
Marta si vide abbracciare dal nonno che si era chinato verso di lei e, in silenzio, ricambiò l’abbraccio, continuando a guardare le luci che si facevano sempre più vicine.
“Sta tranquillo nonno, tra poco scendiamo e facciamo colazione con quella cosa tonda e fritta che ti piace tanto, proprio come hai detto tu!” pensò la piccola Marta.
“Vieni amore di nonno, andiamo sul ponte a vedere le luci del porto, e mettiamo la felpa che farà sicuramente freddo a quest’ora”. E s’avviò nel corridoio tra le cabine, mano nella mano con la sua unica nipote di quasi otto anni.
Nicola mancava da diverso tempo dalla sua amata Palermo, non era andato lontano, è vero, ma ogni volta che sentiva l’odore del mare, di “quel mare”, era come tornare da una dimensione che, nonostante gli anni trascorsi, non riusciva a fare sua.
Su quella nave che stava per attraccare nel porto di Palermo, il suo cuore sembrava battere senza controllo. Si sentiva come quei bambini che non vedono l’ora di scendere da casa per giocare.
Nonno ma chi sono quelle persone che urlano su quel marciapiede vicino l’acqua? Cosa fanno con quelle corde, nonno?
Guarda là, guarda Porta Felice quanto è bella con le luminarie! Tu lo sai che nonno è nato qui vero? E domani ci sarà “U Fistinu da Santuzza”, e nonno poi, appena scendiamo, ti porta a fare colazione con una bella arancina fritta, calda. E domani nonno ti compra il melone bello ghiacciato così fai merenda come me, come quando ero bambino”.
Tantissime immagini iniziarono a farsi strada nei cassetti della memoria e Nicola non si era nemmeno reso conto che lacrime calde stavano segnando il suo viso, proprio mentre sua nipote aveva iniziato curiosa a chiedergli cosa stessero facendo le maestranze portuali e perchè si trovassero sul molo.
“Guarda quante luci, amore di nonno, guarda!” avrebbe voluto dire, ancora, ma si limitò ad abbracciare sua nipote abbandonandosi alla commozione di quel momento.