A correre non è l’orologio
Sono già le dieci e trentuno
il sapore del caffè del mattino
si è già fuso e confuso
con le ultime frottole da telegiornale.
Penso che oggi sia già troppo tardi
per fare quello che ieri, di sera,
mi ero promesso e giurato di fare.
Bastava solo alzarsi più presto,
ma ormai sono più che convinto:
posso anche farlo domani.
Maria sta nel suo piccolo ufficio; registra fatture di clienti che non ha mai conosciuto, e pensa a sua figlia che a scuola va male. Oggi c’era quella di Storia, una buona giornata per andarci a parlare, ma sono le dieci e trentuno e non pensa di poterci arrivare.
L’ingegnere Marcello sta in conferenza davanti al PC e tutti lo stanno a sentire. Parla sempre con gran competenza ma la testa è a Rachele che vorrebbe chiamare; giusto domenica ha lasciato la casa comune senza dirgli neanche il perché. Ma alle dieci e trentuno pensa sia presto per potersene andare.
bloccando il tic tac delle ruote dentate
che stanno girando in perfetta armonia.
La bionda Monique fa la cassiera, e passa allo scanner prodotti di cui ignora il sapore; son tre giorni che non va in ospedale a trovare suo padre. Andrà quando stacca, ma sono e trentuno e alla fine del turno le mancano più di due ore.
Giovanni fa il rappresentante, suo padre piazzava tivvù, suo nonno, commesso, viaggiava col tram; il nostro fa il giro in provincia, nell’auto ha il catalogo nuovo di utensili vari; è il compleanno di Chiara ma fino ad adesso, alle dieci e trentuno, non lo rammentava.
Dalla finestra ora guardo
lo spiazzo dell’autostazione.
Un pullman che parte,
una corriera che arriva.
Sullo spiazzo per nulla alberato
davanti alle quattro agenzie,
c’è un gran movimento
di gente che va, di gente che torna.
Vedo un piccolo uomo vestito di blu
rasato di fresco e col panama bianco,
rivolto alla stazione dei treni:
il grande orologio batte i rintocchi
in quello stesso momento preciso.
Dal panciotto rigato di bianco e di azzurro
ne trae l’orologio e ne estrae la corona,
bloccando il tic tac delle ruote dentate
che stanno girando in perfetta armonia.
il sapore del caffè del mattino
Maria ha riposto il documento corrente e va via: le sta molto più a cuore una storia diversa.
Rachele è riapparsa sul video del suo amato ingegnere e adesso è pentita.
Monique ha chiesto un permesso, ha chiuso la cassa ed è andata a trovare suo padre che da tre giorni nascondeva il sorriso. Si chiamava Jean Luis.
Infine Giovanni si è ricordato e dal cellulare, al fioraio sotto casa, ha dettato un pensiero carino e un numero dispari di rose bourbon.
L’omino dal cappello di panama bianco
riavvia l’orologio e
riponendolo in tasca
torna di nuovo a non esistere più.
Alle dieci e trentuno e qualcosa
son già tutti che corrono
con la stessa fretta di prima.