Furto 13 – Casa
3 Giugno 2020
Oggi finalmente torno a casa.
Non è stato facile vivere questa surreale situazione lontano dai miei cari, dai miei amici, dalla mia terra. Ma è stato necessario.
Non posso neanche nascondere quanto questo deserto forzato mi abbia anche fatto bene, mi abbia portato a rivalutare me, la mia vita, le mie priorità, le mie indispensabili banalità, quanto sia stata intensa la percezione di essere soli ma non sentirsi soli.
È stato un po’ come tornare in Africa, al buio di una candela che riflette sul muro i pensieri della giornata, le paturnie dei vorrei, dei potrei, dei semmai.
Sono emozionato e grato perché torno a casa e sto bene, stiamo bene, e potrò finalmente vivere qualche giorno di quotidiana normalità.
Potrò passeggiare nella grande piazza del mio paese, con la mascherina ma senza autocertificazione, passare in edicola da Simona, guardarmi allo specchio per sistemare i soliti capelli fuori posto e scroccare un paio di caramelle al caffè.
Potrò andare sul divano di Antonella, bere un caffè, parlare di quanto sarebbe bello vivere vicini, andare a teatro, al cinema, leggere un libro assieme.
Potrò godermi mia madre e mio padre, litigarci per cazzate, alzarmi la mattina con l’odore di soffritto, passare a salutare mia sorella e mio cognato nella casa accanto, affacciarmi in terrazza e toccare le Eolie, respirare a braccia aperte.
Potrò abbracciare Chiara e Antonella, e attraverso loro Valentina, bere un bicchiere di Martini e programmare il prossimo viaggio ignorante assieme, che magari non faremo, ma in fondo chi se ne frega, i desideri non si pagano.
Potrò andare da mia figlioccia Sofia e da sua sorella Gaia, chiacchierare con mia commare Mariateresa, stupirci di quanto le piccole donne di casa stanno crescendo in fretta, di quanto siano meravigliosamente belle, e diventare spettatore di una commedia a posto unico con loro che si esibiscono e mi mostrano cosa di nuovo hanno imparato.
Potrò chiamare la Marzu e Anita, invitarle a casa per un caffè, sentire Carmelita, Helena, chiedergli se anche questa volta ci vediamo la prossima volta.
Potrò sedermi ad ascoltare Oriana, chiudere gli occhi e viaggiare dentro uno dei suoi racconti in note, cantare con lei, ridere, stupirmi, immaginare.
Potrò finalmente guidare fino a casa di Marilena e godere di un tramonto dipinto a mano, chiederle dove andremo a cena, perdere un paio d’ore a decidere, finendo poi per scegliere il locale sbagliato o non andarci per nulla perché Ettore aspetta di conoscerci.
Potrò sentire la mia capa Nancy con la certezza che passando in autostrada Salice è lì che mi aspetta con le tre creature scodinzolanti pronte ad assalirmi a festa, e magari ci sarà Caterina, anche lei con le sue tre creature scodinzolanti, e Barbara, e Lupita, aria fresca.
Potrò raggiungere Valeria e azzannare un mignon nel solito bar di Patti, io mi fermerei al primo, lei almeno al secondo, criticare le sue scelte per il matrimonio, ridere dei suoi Tik Tok, raccontarci.
Potrò chiamare Giuseppe e Teresa, chiedergli di vestire a festa il piccolo Giosuè, guardarlo negli occhi e dirgli che la vita è un’avventura straordinaria, dirgli che è nato in un mondo di folle egoismo e che lui ha fatto scoppiare un arcobaleno di purezza.
Potrò andare da Veronica, festeggiare la sua laurea, i traguardi, le ripartenze, sentire ancora una volta che il tempo non cancella nulla, non ha il dominio di noi, che il cuore è un organo alimentato da H2O, dove il 2 è il numero primo del volersibene.