Piccola donna innamorata
Giacomo Puccini, egli stesso, definì il personaggio femminile di Manon Lescaut “piccola donna innamorata”; questa definizione influenzerà il profilo usato per le sue eroine nelle altre opere.
Manon Lescaut è destinata alla sofferenza e all’atto estremo per amore così come lo sono Cio Cio San e Liù.
La Piccola donna innamorata dapprima frivola e poi donna e amante può essere considerato il primo grande successo del trentacinquenne Giacomo Puccini.
Il compositore lucchese scegliendo il romanzo dell’Abate Prévost dovette commisurarsi con l’omonima e fortunata opera di Massenet. Puccini aggiunse “passione disperata” alla cipria e merletti francesi come lui stesso disse a Giulio Ricordi che tentò di dissuaderlo ad intraprendere la composizione del soggetto del romanzo francese.
Al libretto misero mano diversi autori da Leoncavallo ai fidati Illica e Giacosa, e persino Ricordi, per essere completato dallo stesso Puccini: ciò ci fa intendere quanto il compositore lucchese tenesse alla messa in scena della sua opera.
Sul versante musicale è da sottolineare l’influsso wagneriano e in particolare le atmosfere crepuscolari del TRISTAN UND ISOLDE trasformate al gusto italiano.
Dopo l’incontro con Renato Des Greiux, la piccola donna innamorata di una bellezza unica si trasforma ben presto in arida cortigiana.
All’amore preferisce il lusso, le trine morbide e i gioielli.
Il suo destino è segnato: la cortigiana verrà accusata di furto e arrestata.
La giovane Manon verrà condannata all’esilio.
Nel terzo atto, quando ripenso alla scena del porto con la nave pronta a salpare con il suo carico di peccatrici, l’unico Des Greiux che mi viene in mente è Placido Domingo che disperato chiede di salire a bordo con la sua amata in un’edizione del MET insieme a Renata Scotto vocalmente non adatta, ripensando al suo abituale repertorio, ma incisiva sul versante scenico.
Sensazioni che solo il teatro d’opera sa dare: pagine indimenticabili di arte, poesia ed emozioni come l’assolo di violoncello nell’intermezzo e il canto struggente del tenore in questa scena “guardate come pazzo son guardate…”
Simbiosi perfetta tra testo e musica, così come il melodramma impone e regala agli appassionati.
Sarà solo nel quarto atto che la piccola donna innamorata si trasforma in donna pucciniana condannata a morire per amore.
“Sola perduta e abbandonata” nella landa deserta delle Americhe il suo passato si materializza come un miraggio, lasciandole l’amara constatazione di una bellezza sfiorita.
Nel momento della morte di Manon Lescaut la catarsi aristotelica raggiunge il suo apogeo.
La musica di Puccini purifica l’animo dello spettatore mentre il suo genio trasforma ogni donna in eroina.