Il tempo di un respiro
“Non misurare la tua vita dai respiri che hai fatto ma dai momenti che ti hanno lasciato senza respiro”. Come spesso accade con ciò che abbiamo sempre sotto gli occhi, quasi non la vedevo più questa frase della targa che i miei genitori mi regalarono per l’ingresso negli anta. Fino a quando il respiro non ha iniziato a farsi faticoso, piegato dal peso di un’ansia che chiedeva di dare tregua alla vana pretesa di avere ogni cosa sotto controllo; arma necessaria per convincermi che stesse andando tutto bene, nonostante tutto. Respiro sempre più corto, a tratti doloroso. Poi ci hanno pensato i singhiozzi di un pianto viscerale a rimettere le cose a posto, a restituire il giusto ritmo all’aria che entrava nuovamente nei polmoni.
Si nasce piangendo, incapaci di far fronte a quel diluvio di aria che all’intrasatta travolge. Quel pianto è vitale, serve aria, aria ca ricorda Dio. La stessa aria che deve inspirare ed espirare una donna in travaglio per partorire, l’attore in scena per “andare di diaframma”, un paziente durante la visita dal medico che gli dice di prendere un bel respiro profondo mentre lo stetoscopio plana freddo sulla schiena nuda.
Per quanto tempo si può trattenere il respiro?
“Tieni la bocca chiusa, tappati il naso e conta fino a dieci”, è uno dei metodi scaccia singhiozzo. A volte funziona, altre no. Quando fallisce l’obiettivo, poco male, si potrà sempre ricordare come uno dei momenti che hanno lasciato senza respiro.
Per quanto tempo si può trattenere il respiro?
“Facciamo a gara, vediamo chi resiste di più”, e giù, sott’acqua, al mare con gli amici quando si era guaglioncielli, a sfidarsi per vincere il titolo pezzotto di apneista.
Per quanto tempo si può trattenere il respiro?
Magari lo sa la coppia vincitrice della maratona del bacio che è riuscita a tenere le labbra saldate per quasi 60 ore di fila.
“È durato il tempo di un respiro ma è stato bellissimo”.