Andrea De Carlo, “Giro di Vento” (2004)
“A volte mi sembra di essere finita per sbaglio nella vita di un’altra” ” E quale sarebbe la tua invece? dice Aria .”Non lo so più” dice Margherita. “Forse andare in giro per teatri quasi vuoti a recitare cose sperimentali e astratte e intense che non capisce nessuno e cenare all’una di notte in cattivi ristoranti e tornarmene da sola in una brutta camera d’albergo a fumare e toccarmi sotto le coperte pensando a uno che non esiste”
“Si è sempre sentito il batterista del gruppo: non ha mai ambito al prestigio carismatico del chitarrista o all’esposizione del cantante, gli basta sapere che senza il suo ritmo di base l’insieme perderebbe ogni coesione”
“Arup mette i due tamburi uno di fianco all’altro e comincia a picchiettarci sopra: produce un ritmo come il battito di un cuore. Margherita esita con la sua penultima sigaretta in mano, poi sulla spinta di un bisogno irresistibile di fumo si infila il giaccone di agnello e va verso la porta, esce. Appena è fuori al buio si sente travolgere dal panico: si gira verso la porta, bussa freneticamente. Viene ad aprire Aria, la fissa con i suoi occhi attenti. Margherita ha l’impulso di spingerla oltre e buttarsi dentro, ma a vederla così pensa che non può offrire un’immagine tanto fragile di sè a una ragazzina in cerca disperata di modelli”
( “Giro di Vento”, Andrea De Carlo)