Lei apre la porta
La porta sbatte forte alle sue spalle.
Ha preso il coraggio a due mani, finalmente.
Eccola!
Bella e fiera come non mai, con le lacrime agli occhi. Si è finalmente decisa ed io sono lì che la osservo mentre con mani tremanti impugna quelle chiavi, apre il cancello e corre via, spedita.
Fuori da quella casa può essere realmente se stessa. E a chi vuoi che importi dei capelli arruffati, di quella ricrescita fatta di fili d’argento che enfatizzano maggiormente la stanchezza su quel viso rosso di rabbia.
È fuori, finalmente. Conta soltanto questo.
Il viso si trasforma in una smorfia, l’espressione furente viene tradita dal dubbio. Si aspetta che qualcuno possa seguirla per fermarla, per farla tornare sui suoi passi, e al tempo stesso quella sensazione riesce anche a metterla in agitazione, a farla preoccupare. A dire il vero è molto confusa e non sa se in realtà, in quella possibilità, ci stia addirittura sperando.
Si è fermata.
Lo sguardo verso quel cancello fatto di ruggine, vernice scrostata, sacrifici e bocconi amari, troppi quelli mandati giù; ricacciati dentro insieme alle lacrime. Ma è fuori adesso.
Vincitrice e sconfitta allo stesso tempo, non si rende conto di cosa sta realmente facendo; lei ha soltanto voglia di sentirsi viva, rispettata, ed io sono lì, con la certezza di poterle dare man forte.
Con la certezza che qualsiasi cosa possa accadere da questo momento in poi, lei riuscirà ad andare avanti in tutta quella bellezza che la rende donna e forte.
Sono lì che osservo ogni suo passo affannato, e ad ogni falcata quella piccola strada sterrata la sta per portare veramente “fuori da lì”.
“Non voltarti, ti prego” le sussurro col pensiero, quasi scandendo ogni secondo, fino allo sfinimento, ma sembra non ascoltarmi.
Ma io lo so. La sua mente è altrove, tra le braccia della felicità.
Una felicità brizzolata che, senza giri di parole, le ha fatto capire che quella sua non è la vita che le spetta realmente e che, per se stessa, può e deve fare di più.
Lei merita di più.
Lei merita se stessa.
E io sono lì; la guardo con orgoglio misto a stupore. È riuscita a scendere da quella croce che non poteva più sopportare. “Non voltarti!” in tutta quella bellezza che la rende donna e forte.
Io sono proprio qui… Che provo ad immaginare come possa essere quella vita, là fuori. Come possa essere prendere il coraggio tra le mani ed uscire.
Sono qui. Rimasta ad immaginare, ad ingoiare l’ennesimo boccone amaro e cacciare via le solite lacrime, cercando di convincermi che quella porta avrei potuto sbatterla davvero.
Mando via le lacrime e sto zitta.
Sorrido.