Confessioni da Covid19
Giuro. Non è un titolo fuorviante, ho veramente delle confessioni da fare a causa del covid19. O meglio, una sola. In questo periodo di quarantena durante il quale ognuno ha un po’ le sue teorie, in molti diventano tuttologi e solo alcuni si sprecano di cercare veramente le risposte che servono (o la parvenza di esse)… ma altri? Altri osservano; in realtà ascoltano. Ok va bene, origliano. Lo confesso. Ho lasciato che la curiosità di “sapere i cazzi degli altri” si impossessasse di me, e ho ceduto. A Los Angeles, come nel resto della maggior parte del mondo, c’è l’ordinanza “Safer at home” quindi “state a casa”… ma non è che se esci ti mettono in galera. Non abbiamo bisogno di autocertificazioni, e la corsetta o camminata quotidiana possiamo farcela. Così, nel weekend, arrivo fino al mio pezzetto di oceano, fino a dove ci è concesso arrivare, perché le spiagge sono chiuse (sì, non è uno scherzo!) e ci mettiamo come nella scena del film “City of Angels”, tutti in piedi, innamorati della vita, a guardare il sole che scende all’orizzonte dipigendo spesso il cielo di rosa, soprattutto quando qualche nuvola riflette gli ultimi raggi del sole calante. È sempre comunque uno spettacolo. Vuoi che alcuni si emozionino (Zitti. Voi non avete visto nulla!) e altri mettano i puntini sulle i della loro relazione, io sono lì ad ascoltare. Lo so sembra brutto, allora diciamo a fare da testimone. Quella che sto per raccontarvi è la storia di lui e lei, appoggiati alla panchina vicino alla mia… (peccato non aver potuto offrir loro un caffè dell’amicizia, o della discordia, ma in fondo, che facciano un po’ come je pare).
«Bello vero? Capisci perché mi faccio 1 ora e mezza di strada per venire qui? Dalle montagne non vediamo quello che vedete voi qui sull’oceano!»
«Immagino. Sì…»
«Ma ci vieni anche con lei qui? A guardare il tramonto intendo?»
«Lei chi? La mia coinquilina?»
«Sì! Chi altro? Dici sempre che siete migliori amici, sai per quanto suoni sempre un po’ strano…»
«Perché strano?»
«Mah, non so. Per carità, probabilmente anch’io se avessi un coinquilino ogni tanto andremmo insieme a guardare il tramonto, ma credo che l’esperienza sarebbe diversa dal vederlo con te…»
«Non ti seguo.»
«Beh. Scusa ma, tu come ci vedi? Chi sono io per te?»
«Che domanda è?»
E qui, iniziavano a tremare le gambe a me se non pure a prudermi le mani, perché a volte gli uomini davvero sembrano non arrivarci. Ma resto in attesa. Tanto ho le cuffie. L’ iPod è spento, ma loro non lo sanno.
«Ma come che domanda è? Quando ti riferisci a me, cosa dici? Il mio nome, la mia amica, la mia ragazza, una conoscente,… non so, inizio a preoccuparmi…»
«Preoccuparti di cosa? Io non sono in cerca di una relazione…»
«Ah. Ok. Beh spero non mi consideri una conoscente, quindi magari amica?» Esita qualche secondo, lui non risponde quindi lei continua «beh migliore amica no, perché quella hai detto è la tua coinquilina che a quanto pare è molto importante per te e ci vai a vedere i tramonti insieme…»
«Non ti seguo di nuovo…»
Credo di aver girato le palle degli occhi al posto della tipa, mentre a lei iniziano a girarle le palle vere perché la Xena che è in lei inizia a “aiaiaiaiaiaiaiaiaiiaiaiaiaiiiii”, il tono di voce si alza.
«Amica con cui scopi no, perché non scopiamo…»
«È questo che ti interessa? Scopare?»
«Non sto dicendo questo. Ti sto chiedendo di definire se non me, almeno la nostra relazione!»
«Quale relazione?»
«Ah, quindi, non esiste neanche una relazione. Cioè due amici come si dovrebbero definire? Relation-ship, friend-ship, è comunque una relazione, tra amici, ma una relazione, uno scambio, una condivisione» (qui il gioco di parole inglese ho cercato di rendervelo il più easy possibile ma lei aveva fatto un discorso molto più complesso povera… gli specchi erano alti su cui arrampicarsi per poter trovare ancora un po’ di dignità!)
«Ho capito cosa intendi, ma io non so neanche dove sarò tra qualche mese, quindi non sono in cerca di partner o altro…»
«Continui a non rispondere alla mia domanda principale però, e mi sono praticamente dovuta rispondere da sola, allora diciamo che sono un’amica, una buona amica con cui esci a farti due chiacchiere e guardare il tramonto e…»
Vedo che lei la butta sul ridere, e lui anche. Si girano verso l’oceano, io in angolazione perfetta vedo sia il sole che cala, che la loro faccia di profilo e prego profondamente che qualcuno faccia qualcosa. Non so, baciatevi a sto punto? Mandatevi a fanculo? Tenetevi per mano? Insomma, l’attesa mi uccide. Intanto faccio finta di cambiare canzone…
«No però scusa un attimo… »
Evvai! Grande vecchia! Illuminami d’immenso!
«…ma a lei hai messo la lingua in gola come hai fatto con me?»
Mi scappa da ridere ma mi trattengo.
Lui non risponde. Io mi sento una merda per essere lì ad origliare. Ma giuro, il suo tono di voce non aiutava certo a definirlo un bisbiglio, quindi come me, anche gli altri 3 o 4 che erano con il cane fermi a fissare l’orizzonte hanno sicuramente sentito cosa stava succedendo…
«No perché allora, noi non siamo niente, a malapena amici a quanto pare, io ti chiamo quando scendo in costa perché mi fa piacere passare il tempo con te e tu mi hai sempre detto che quando vengo ti posso avvisare così, se non hai impegni mi raggiungi. Abbiamo iniziato a vederci perché entrambi annoiati e in cerca di qualcuno con cui parlare, non siamo uno il tipo dell’altra, o così ci eravamo detti, poi tu una sera mi ficchi la lingua in gola. Io penso che magari ci piacciamo, invece a questo punto immagino lo farai con tutte le persone che non sono il tuo tipo, o con cui convivi, che ne so…»
La interrompe:
«Senti, mi ricordo cosa stavi dicendo quella sera: sono libera, non mi impegno con nessuno, anche tu volendo potresti fare quello che vuoi con me, yadda yadda (bla bla bla) e il momento era buono. Non mi pare tu abbia detto di no!»
«Ma infatti! Non ho detto no. Quella sera così, e le altre? Era il momento buono anche quando mi hai messo le mani nelle mutande le altre volte? Perché ti giuro, credo ci fosse poco da malinterpretare se qualcuno ci avesse visti. Ma se tu mi dici che fai così con tutti i tuoi amici allora sono io cretina che ho pensato che un minimo di interesse da parte tua ci fosse.»
«Non capisco cosa mi stai chiedendo. Non siamo nessuno dei due in cerca di una relazione.»
«Scusa se mi confonde qualcuno che dice di non essere in cerca di una relazione ma poi cerca il contatto fisico, per non dire altro.»
«Non credo di ricordare l’ultima volta in cui ti ho toccata, sinceramente…»
Non sono sicura che a questo punto avrei veramente dovuto cliccare “play” e lasciarli parlare ma è stato più forte di me e ho continuato a far finta di ascoltare musica, mentre avevo solo i bisbigli delle altre persone in sottofondo, e mi concentravo su quello che lei d’un fiato ha iniziato a sputargli addosso.
«Ah. Ok. Quindi non scopiamo e non abbiamo scopato veramente, ma ficcarmi la lingua in gola varie volte, prendermi di forza quando ti va, buttarmi per terra, saltarmi addosso, e l’avermi bisbigliato nell’orecchio che non vedevi l’ora di guardarmi raggiungere l’orgasmo mentre eri dentro di me in realtà non significa nulla. Ok. E sai perché non mi hai più toccata? Perché…»
Io mi sono sentita un attimo imbarazzata a sentire certe cose, un po’ come fossi una bambina che sente i grandi parlare di cose sporche ma ho fatto finta di niente finché…
«…perché sei uno stronzo ecco cosa sei. Se credi che sia a tua disposizione quando ti pare e mi puoi mettere le mani addosso solo perché ho detto che tanto sono libera e non mi impegno, ma in fondo non provi niente, sei uno stronzo. Ancora di più lo sei perché continui a dire “non ti seguo, non capisco dove vuoi arrivare” quando sai benissimo che ti sto chiedendo cosa siamo, ma ho dovuto rispondermi da sola. Non siamo niente. Ok. Fine. (fain, in inglese!) Però fino adesso tu hai avuto tutto, perché cazzo veramente tu hai avuto tutto. Io da te non ho avuto niente. Per mesi. Credevo ti piacessi. Perché fare tutto quello che abbiamo fatto? E per fortuna che non abbiamo scopato, altrimenti ti saresti preso anche quello. Sai cosa ti dico? Fuck you. You disgust me. I won’t call you anymore. I’m done.» (non credo serva la traduzione, no!?)
Ha preso e se ne è andata. Ho creduto di amarla per un attimo. Non dimenticherò mai l’espressione nella faccia di quel mezz’uomo. Mentre lei si rispondeva da sola, affrontandolo davanti a una decina di persone davanti al tramonto, lui teneva un mezzo ghigno, come a godere della reazione della sua ennesima preda. Ho provato, devo essere onesta, molta compassione per lei, e molto disgusto per lui che, ancora con le mani in tasca, è stato lì ad ascoltare senza dire una parola. E questo mi ha fatto riflettere. Sono cose adolescenziali certo, ma mica tanto. Avranno dimostrato tra i 25 e i 30 anni, non proprio liceali. Lui così, lei a mettere il punto a una frase che a quanto sembra dal suo racconto era già iniziata sgrammaticata.
Un pensiero va a questa “sorella” che credo abbia dato voce ai pensieri di molte altre “sorelle” nel mondo, che ha avuto il coraggio di mandarlo a fanculo e che spero non gli abbia scritto in un secondo momento scusandosi, o quant’altro. (Come purtroppo spesso faccio io invece! Mea culpa.) Voglio credere che abbia scelto se stessa e la sua protezione, che abbia preso le distanze, un po’ come le si prende da sto coronavirus, e se avessi potuto, amica, ti avrei detto brava e avrei applaudito. Ma ho continuato a far finta di ascoltare la mia musica adorata. Ti vedevo con la coda dell’occhio allontanarti dietro l’angolo e lui in piedi appoggiato alla panchina a godersi il tramonto come se non gliene fregasse niente di nessuno, neanche di quello che gli avevi appena detto. Pessimo.
Le altre persone sembravano non essersi neanche accorte della puntata di Beautiful che era appena andata in onda davanti ai loro occhi, io invece, come sempre, ero testimone di uno dei più bei film di sempre: la vita.