6 (+1) cose social che ho imparato in lockdown
6 (+1) cose social che ho imparato in lockdown
Per quanto amante degli elenchi, non ho mai apprezzato i titoli da clickbait. Questo, però, è venuto fuori in modo talmente spontaneo che non me la sono sentita di pensare ad un’alternativa.
Pochi fronzoli: ecco qui cosa mi è successo (e cosa ho imparato) in questo mese e poco più, senza chiamare in causa massimi sistemi e altre tematiche trascendentali.
- 1) Di fare aperitivi a distanza con amici con cui comunque non avrei potuto fare aperitivi dal vivo perché abitano altrove in Italia o nel mondo. In questo modo, praticamente, sono riuscita a farmi viva con un sacco di persone a cui mi capitava di pensare e che però relegavo presto nella lista delle “persone con cui prima o poi dovrei prendere un caffè” (d’ora in avanti: PCC+). Perché si sa: darsi appuntamento, rispettare due o più routine e incastri lavorativo-social-familiari non è semplice quanto alzare il telefono e farsi una chiacchierata in video! Perché non l’ho mai fatto prima d’ora??
- 2) Di insegnare ai parenti a videochiamare e a mettere hashtag e menzioni. Inizialmente, lo ammetto, era la sagra del dito sulla telecamera e buongiornissimi sotto forma di gif animate. Presto però i risultati si sono fatti soddisfacenti e gli scambi hanno toccato livelli più alti: “Guarda com’è venuta la pizza!”, “Oggi c’è una giornata stupenda qua a Padova, eccovela!”. Certo, preferisco comunque una realtà in cui videochiamare non è necessario e basta uscire di casa per raccontarsi com’è andata la giornata davanti a un caffè. Ma, come sopra, quanti di questi scambi sarebbero finiti in una lista analoga a quella delle PCC, che potremmo qui definire “parenti che chissà che stanno combinando e che forse potrei chiamare” (d’ora in avanti: PCC2+) ?
- 3) Di far coincidere l’arrivo di due pizze a domicilio e una fatta in casa -per un totale di tre pizze in tre case- per festeggiare insieme un compleanno. Come prima premetto che certo, dal vivo sarebbe stato tutto molto più semplice e lineare ma sicuramente le mie doti organizzative ne usciranno incrementate. In effetti, in seguito a quell’episodio delle pizze ho trasformato in laboratori virtuali anche workshop di scrittura, incontri con testimonianze di rifugiati, percorsi didattici e riunioni. L’arrivo di tre pizze in orario è il primo passo verso nuovi orizzonti!
- 4) Di assistere ad amici che su gruppi WhatsApp organizzano cineforum via Skype. Cosa ho appreso di nuovo? Che ci sono cose che la tecnologia permette, con un po’ di creatività, ma da cui mi tiro fuori volentieri. Tipo il video in differita, fastidiosi pixel sul naso dei protagonisti del film etc. Discorso analogo vale per quelli che festeggiano il compleanno su Skype senza dare qualche minima linea-guida per il buffet, poi si presentano con una mega tortazza da far gola a tutti ma che nessuno potrà assaggiare. Questa vicenda dei compleanni su Skype va chiarita una volta per tutte: come strutturarli senza che gli invitati ne escano con l’acquolina in bocca né impazziscano per prepararsi da soli manicaretti? So che la soluzione c’è. Non so dove, ma c’è.
- 5) Di confrontarmi con mia nonna sull’uso dei social: mentre per noi giovani questo bombardamento continuo di informazioni -vedi i buongiornissimi di sopra- è norma e quasi lo disprezziamo, lei è felice quando riceve bei contenuti multimediali perché, mi spiega, viene a contatto con nuovi stimoli e si rincuora del fatto che qualcuno abbia pensato a lei per condividerli. Cosa ho imparato? Che WhatsApp, Instagram e Facebook sono ormai così presenti nella nostra vita che dobbiamo riconoscere tutti il lato umano che nascondono, che in caso di necessità ci si può e ci si deve stare vicini e lo si può fare perlopiù usando questi mezzi. Tutti i punti di cui sopra si possono riassumere in quest’ultima voce. I vari Zuckerberg e compagnia bella guadagnano sopra i nostri clic disperati per starci vicini, è vero, ed è una cosa che genera in me certa frustrazione. Ma, a meno che qualcuno non abbia le competenze per sviluppare realisticamente sistemi alternativi, non ho soluzioni a questo punto se non un invito. Stiamoci vicini anche nella realtà virtuale in maniera contingentata: limitiamo l’uso dei social a un tempo determinato e trasformiamolo in tempo di qualità. Il cuore si riempirà, le nonne ne usciranno più tecnologiche (e meno sole), noi con nuove competenze culinarie (e meno soli), gli amici lontani saranno più vicini (circa).
- 6) Di guardare ogni giorno le piantine che crescono sul davanzale (non è social ma dovevo inserirla da qualche parte, e comunque la crescita delle suddette piantine può tranquillamente essere documentata da foto condivisibili, se proprio vogliamo dirla tutta). Ho imparato che le piantine crescono ogni giorno, che salutarle le fa crescere meglio tanto quanto dare l’acqua, assicurarsi che siano illuminate a sufficienza e che non soffrano il freddo o il vento.
+1) Qualcuno si sarà meravigliato dell’assenza di una voce a parte sul capitolo culinario in questa lista. Arriverà, e avrà un articolo tutto per sé. Stay tuned!
E voi, cosa avete imparato?