Dimmi quando
Quando il lunedì ci aspetta un’altra settimana in famiglia, io oggi devo proprio uscire. Stiamo tutti a debita distanza quasi ad avere paura l’uno dell’altro, o meglio in casa, lontani dalla città e lontani dalla natura che finalmente se la spassa, gode nel silenzio dei tramonti, i pesci si riprendono il mare nella rinnovata limpidezza delle coste. L’aria è più pulita anche dal rumore.
Dietro la nostra inquietudine quest’anno la zagara è la stessa, i fiori sono grandi e il profumo più intenso. Le api ronzano luccicanti di sole, il gatto si allunga sul tetto e ci accompagnano gli armonici di cinguettii lontani.
Che strano lunedì silente, quando ieri stavamo a correre tra clacson frastornanti.
Martedì e non mi fare piangere dai… non fare piangere anche me.
Magari potessi invitarti a casa domani! Quindi il problema non sussisterebbe e non staremmo qui a riflettere perché ciò è accaduto, a leggere “l’arte di essere felici” o “l’arte di conoscere se stessi”.
Io sto davanti a un libro di matematica e faccio di tutto tranne che quella, devo scrivere, devo scrivere. Domenica uscirà il mio pezzo, lo sai che scrivo quando gioco alla scrittrice. Forse lo ero in un’altra vita ma non l’ho scelto in questa… Forse comincerà così la prossima storia o è già cominciata.
Mercoledì taglia un po’ più in basso quella siepe chė Il giardino comincia a prendere forma. E certo il tempo non sta aiutando con queste lunghe giornate piovose, vedrai che con l’ora legale e la primavera che incombe sistemeremo tutto. Stiamo attenti però non vorremmo mica farci del male non possiamo andare in ospedale giusto adesso.
Giovedì mi è arrivato on line il volantino del supermercato, che tristezza quelle file o le file in farmacia, tutti con i volti offuscati dietro le mascherine, mi vengono in mente i documentari sulla guerra e il razionamento dei viveri. Non è proprio così ma provo lo stesso sentimento.
Venerdì è già sera un po’ di musica non guasta. Gira un vinile sul piatto, la scorsa settimana lo abbiamo tirato fuori dalla cantina e abbiamo anche riattivato lo “stereo”.
Tu dimmi quando quando…
Dimmi quando torneremo a incontrarci nuovamente.
Dimmi quando torneremo a vivere insieme tra le strade, nelle piazze e nei teatri per vederci andare via.
Dimmi quando ritroveremo le nostre passeggiate in pieno sole e ci riabbracceremo senza paura.
Dimmi quando berremo la prossima birra senza più pensare a un futuro incerto.
Dimmi quando nostro figlio nascerà cosa sarà di lui o dimmi cosa sarà di questo figlio appena nato.
Dimmi cosa sarà di tuo padre che ha vissuto molti anni e che hai paura di cosa può succedergli domani.
E dimmi dove sono le mani e la bocca degli amanti lontani o dove stanno i cuori degli amori stanchi chiusi nella fortezza delle loro case.
E dimmi se non avessimo avuto questo tempo che abbonda e che ancora non riusciamo a capire piuttosto che pensare come viverlo e come preparare questo nostro domani.
Dimmi di questo tempo come un figlio che a volerlo, dice Pino, non bisogna insistere.
Dimmi quando impareremo a scoprirci parte di questo infinito e non i padroni del pianeta.
Allora non insistiamo.
Ci riassembreremo ancora ma con un’anima diversa per non nasconderci dietro falsi sorrisi e per vivere insieme e col ricordo di questa strana follia. Non nasconderemo il nostro viso che la sete di vivere esiste ancora.
Sabato tutto sarebbe stato diverso se lo avessimo saputo. Il paradiso è qui, scoprirlo non è facile.
E vorrei uscissimo dalle nostre case con una nuova consapevolezza: che la nostra casa sia il Mondo e che il Mondo sia la nostra casa
E vorrei uscissimo dalle nostre case con una nuova consapevolezza: che la nostra casa sia il Mondo e che il Mondo sia la nostra casa.